Forte terremoto negli Stati Uniti d’America, panico a Washington e New York. Quali precedenti nella storia?

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L'epicentro del forte sisma che ha scosso la Virginia

Un forte sisma di 5.9 gradi Richter, con epicentro nel cuore della Virginia tra Richmond e Charlottesville, ha scosso l’intera costa orientale degli Stati Uniti, causando tanta paura fra milioni di americani che impauriti si sono riversati nelle strade temendo il peggio.La scossa molto forte ha avuto una profondità ipocentrale di soli 6 chilometri. Ciò ha permesso un ampio risentimento su un’area molto estesa che va dalla capitale Washington fino all’area metropolitana di New York e Boston.Il terremoto ha avuto un buon rilascio energetico tanto che le onde sismiche prodotte si sono estese in molte altre città, come Atlanta, Boston, Detroit, fino a Toronto, in Canada. Ed è stato avvertita anche sull’isola di Marthàs Vineyard, dove il presidente Obama, in vacanza con la famiglia, stava giocando a golf.A Wanshington, che dista a soli 140 chilometri dall’epicentro, il terremoto è stato cosi intenso da provocare un buon scuotimento del terreno che ha fatto oscillare molte abitazioni ed edifici governativi di grande prestigio per gli USA.Sia nella capitale federale che su New York (dove è stata anche interrotta la conferenza stampa del procuratore che ha chiesto l’archiviazione del caso Strauss-Kahn) per il panico la gente si è riversata in massa per le strade e tutti gli edifici pubblici, compresi i musei, sono stati prontamente evacuati.Evacuati anche il Congresso, la Casa Bianca e il Pentagono, dove sono saltate alcune condutture dell’acqua a causa dello scuotimento.Proprio al Pentagono, dove molti analisti erano al lavoro per seguire l’evoluzione della battaglia di Tripoli (l’assedio al bunker di Gheddafi), si sono vissuti istanti di puro terrore, con gran parte del personale convinta di un nuovo attentato come quello dell’11 settembre di dieci anni fa, quando un aereo si schiantò sul lato sud dell’edificio.Secondo le prime informazioni, nonostante la scossa sia stata molto forte e abbia fatto tremare anche tutti i grattacieli e i ponti di Manhattan, non si registrano feriti o gravi danni.Molti grattacieli infatti hanno cominciato ad oscillare di diversi gradi su se stessi per oltre 2 minuti, un pò come avviene a Tokyo ad ogni scossa superiore ai 4.5 Richter, solo che i giapponesi, a differenza dei newyorkesi, sono ben abituati a convivere con lo spettro dei terremoti.Fortunatamente fino ad ora non si registrano ne vittime o danni di una certa gravità.Solo in Virginia, attorno l’area epicentrale, fra le città di Richmond e Charlottesville, vengono segnalate case e edifici parzialmente danneggiati, con lesioni e cospicue cadute di calcinacci.Qualche edificio danneggiato anche nel distretto di Washington D.C. dove comunque la situazione sembra essere tornata sotto il controllo delle autorità.Sempre a Washington la scossa avrebbe causato  il crollo di alcuni frammenti dai pinnacoli della National Cathedral.Diverse interruzioni si sono registrate sulle linee elettriche e telefoniche, mentre negli aeroporti nazionali e internazionali di Washington e New York si sono accumulati molti ritardi causati dal sisma per una breve chiusura voluta dalle stesse autorità aeroportuali per delle verifiche su eventuali danneggiamenti.Un pò di apprensione rimane in Virginia dove una centrale nucleare ha perso potenza a causa del terremoto di magnitudo  5,9 Richter.La centrale interessata è la  North Anna che  ha due reattori e si spengono automaticamente in caso di terremoto. Le operazioni di raffreddamento ora sono eseguite da  quattro generatori diesel.

Evacuato pure il personale della Casa BIanca nonostante l'assenza del presidente Obama in vacanza con la famiglia

Ma sono poi cosi rari i forti sismi lungo l'”East Coast” USA ?

La forte scossa di terremoto che ha colpito gli USA orientali, dalla Virginia fino ai confini canadesi, ha colto di sorpresa milioni di americani, ma anche gli stessi sismologi americani che sono rimasti, per cosi dire, un pochino spiazzati da un evento tellurico di tale portata che ha gettato nel panico una intera nazione, cosi avanzata, come gli Stati Uniti.Di solito negli USA quando si parla di terremoti, “Big One” (termine piuttosto comune anche nel nostro paese) o Tsunami si pensa alle tante faglie, su tutte la più famosa di Sant’Andrea (ma ve ne sono molte altre in agguato) che bordano la costa pacifica, dalla California fino allo stato di Washington, per proseguire nel profondo nord, verso l’Alaska, altro stato particolarmente avvezzo alle catastrofi sismiche e alle devastazioni dei maremoti provenienti dal nord Pacifico.Si immagina il potenziale rischio sismico di metropoli del calibro di Los Angeles e San Francisco che periodicamente vengono interessate da crisi sismiche particolarmente potenti, da provocare danni ingenti e purtroppo anche delle vittime.
Proprio qui si teme l’arrivo del cosiddetto “Big One”, un terremoto talmente devastante, con una magnitudo sopra gli 8.5 gradi Richter, in grado di raderle al suolo in una manciata di secondi.Ebbene bisogna anche fare presente che faglie piuttosto estese, capaci di attivare eventi tellurici particolarmente energetici, sono presenti in molti altri stati degli USA centrali, vedi l’Illinois, come lungo la fascia degli Appalachi e sulla sottostante “East Coast”, erroneamente ritenuta immune dal rischio sismico.Molte di queste faglie però sono tuttora poco conosciute dagli stessi sismologi americani poichè non tutte sono in grado di rompere o lasciare segni evidenti lungo la superficie.Inoltre negli Stati Uniti vi è anche una cronica carenza di dati sulla sismicità storica di vaste aree geografiche che in passato sono rimaste “vergini” per diversi secoli prima della dominazione britannica, con la nascita delle prime colonie sulla costa orientale.In Italia invece si è riusciuti a creare l’archivio dei terremoti storici più completo del pianeta grazie alla presenza di una vasta mole di documenti e reperti archeologi risalenti in età molto antica dal periodo della “Magna Grecia”.La presenza di grosse civiltà, come i greci e i romani, oggi ha permesso agli studiosi italiani di poter completare la lunga lista dei terremoti più violenti che si sono abbattuti nel nostro paese negli ultimi 2000 anni.Ciò ha anche favorito l’individuazione delle principali sorgenti sismogenetiche sparse per il bel paese in grado di dare vita a terremoti particolarmente energetici.Negli Stati Uniti ciò non è possibile, per questo ancora è elevato il rischio che nuove faglie, finora sconosciute, possano dare segno della propria esistenza dando vita a un forte sisma, magari su un’area che fino a poco tempo addietro veniva ritenuta poco sismica o del tutto esente da terremoti.

La faglia di Sant'Andrea vista dall'alto

Bisogna risalire fino al 1800 per rivedere terremoti cosi forti lungo la costa orientale

Per rivedere una scossa di simile intensità lungo l'”East Coast” degli USA bisogna risalire alla fine del 1800, anche se in precedenza si hanno notizie di diversi sciami sismici che a cavallo fra 1700 e 1800 crearono non pochi danni nelle appena nate città portuali di Boston e New York.
Nel 1727 una serie di intense scosse telluriche si abbatte sulla Carolina del Sud, creando qualche leggero danno.
Ma all’alba del 18 Novembre del 1755 una serie di brevi scosse investi la costa orientale degli USA, dalla Nuova Scozia fino alla Caroline del sud, gettando nel panico la popolazione residente nelle colonie britanniche (qualche decennio prima dell’unificazione che sancì la definitiva indipendenza degli Stati Uniti dalla corona britannica, il 4 Luglio 1776).
Quel giorno nella sola Boston, durante le scosse principali, crollarono oltre 1.500 camini e i frontoni delle case in mattoni.Sui terreni si aprirono persino delle fessure lunghe anche poco più di centinaia di metri.Studi recenti portano a localizzare l’epicentro di quei terremoti a largo di capo Ann, in mare, 88  chilometri verso NE.
Come si evince da questi dati e testimonianze di qualche secolo fa è chiaro che anche la costa orientale degli USA, cosi come tutte le metropoli che vi sorgono (New York, Boston, Washington) non è del tutto esente dal rischio sismico, seppur il potenziale di questi terremoti non può essere nemmeno minimamente paragonabile con le insidie telluriche della “West Coast”, molto temute dagli stessi americani, specie i californiani.

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