Il violento terremoto dell’11 marzo in Giappone, seguito da un violentissimo tsunami nell’Oceano Pacifico, avrebbe provocato più danni del previsto. Infatti, secondo un recente studio di alcuni ricercatori, i movimenti tellurici così violenti e gli tsunami di quest’entità possono innescare onde atmoferiche che possono arrivare fino alla ionosfera. Gli esperti hanno misurato queste interruzioni, chiamate disturbi sismici della ionosfera, utilizzando circa 1.000 sistemi di posizionamento globale (GPS) in Giappone e Taiwan.
Gli scienziati hanno rilevato un aumento della densità degli elettroni nella ionosfera circa sette minuti dopo il terremoto dell’11 marzo in Giappone. Onde concentriche di densità elettronica fluttuante hanno viaggiato nella ionosfera ad una velocità di circa 720/800 km/h. Questa interruzione è misurata di circa tre volte superiore a quella più importante mai vista prima, che è avvenuta dopo il terremoto di magnitudo del 26 dicembre 2004 a Sumatra.
Infatti circa 18 ore dopo lo tsunami giapponese e a 14mila chilometri di distanza, dalla piattaforma Sulzberger – intatta dal 1946 – numerosi iceberg si sarebbero staccati a causa dello smottamento generato dalle onde anomale partite dal Giappone. Il tutto testimoniato dalle immagini inviate del satellite Envisat.