E’ stata eseguita una prima stima quantitativa della radiazione fuoriuscita dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima: grazie alla scoperta di una scia di zolfo radioattivo (non pericolosa per la salute) giunta in California attraverso le correnti atmosferiche e i venti del Pacifico, e’ stata possibile una prima importante stima dei neutroni fuoriusciti dal nocciolo dei reattori nel disastro nucleare che ha segnato il Giappone lo scorso marzo a seguito dello Tsunami conseguente al sisma.
La misura e’ stata eseguita dal gruppo di Mark Thiemens della University of California di San Diego e resa nota sulla rivista dell’Accademia Nazionale Americana delle Scienze, Pnas.
I neutroni, cui il personale della centrale nucleare e’ stato esposto durante le operazioni di messa in sicurezza, sono difficilissimi da rilevare con i dosimetri, quindi questa misura e’ di sostanziale interesse per capire cosa e’ successo nei reattori dopo il danno subito in seguito al terremoto. Lo zolfo radioattivo rintracciato nell’aria di San Diego si e’ formato naturalmente, spiega Thiemens intervistato dall’Ansa, quando i neutroni fuoriusciti dal reattore hanno reagito con il sale dell’acqua di mare usata per raffreddare gli impianti. La misura e’ importante: infatti aver trovato zolfo radioattivo significa che in quei giorni nei reattori stavano avvenendo reazioni di fissione incontrollate che hanno dato luogo alla produzione di neutroni, altrimenti difficilissimi da rilevare. Attraverso i dati a loro disposizione, gli scienziati statunitensi hanno calcolato che qualcosa come 400 miliardi di neutroni per metro quadrato di superficie delle vasche di raffreddamento sono fuoriusciti tra il 13 marzo, quando l’ operazione di pompaggio di acqua di mare ha avuto inizio, al 20 marzo. ”La cosa unica che abbiamo misurato – spiega l’esperto – e’ che lo zolfo radioattivo non si e’ formato dal reattore ma dai neutroni che hanno interagito col sale dell’acqua usata per raffreddarli. In corrispondenza di questa operazione di emergenza abbiamo misurato un alto picco di presenza di zolfo radioattivo in California. Questo picco rilevato era cosi’ definito che ci ha permesso di comprendere quanta parte del nocciolo era rimasta scoperta dopo l’incidente”, conclude Thiemens.
Questa misura indiretta dei neutroni tramite lo zolfo e’ un grande risultato perche’ la presenza di neutroni e’ difficilissima da rilevare con gli strumenti oggi in uso e perche’ indicativa di reazioni di fissione in atto nei giorni dell’emergenza.