Addio Walter Bonatti, leggenda dell’alpinismo

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Eroe dell’alpinismo, Walter Bonatti (nella foto) è morto ieri sera a Roma all’età di 81 anni. Guida alpina, giornalista e scrittore di fama, Bonatti era nato a Bergamo il 22 giugno del 1930.
La salma sarà trasportata a Lecco dove sabato e domenica sarà allestita la camera ardente.

Fin da giovanissimo Bonatti si è reso protagonista di imprese alpinistiche estreme, non solo per la sua epoca ma anche per i nostri giorni. Negli anni Cinquanta ripete alcune vie classiche sulle Dolomiti e in Badile e al Monte Bianco, aperte da Detassis e da Cassin. Risale al 1954 la sua drammatica partecipazione alla conquista del K2, membro della spedizione guidata da Ardito Desio. Un caso che si è chiuso solo nel 2007, con le conclusioni di una commissione appositamente istituita dal Cai (Claub Alpino Italiano) che diede ragione a Bonatti. E’ dell’anno successivo l’impresa che forse, più di ogni altra, gli valse un’ammirazione indiscussa del mondo alpinistico: in sei giorni scala in solitaria il pilastro sud-ovest del Petit Dru, nel gruppo del Bianco, restando in parete per sei giorni.

Nel 1961 è protagonista di una tragica impresa insieme ai due compagni di cordata Oggioni e Gallieni sul Pilone Centrale del Freney, al Monte Bianco, una cima inviolata. Dopo essersi uniti a una cordata di francesi, il maltempo trasforma l’ascensione in tragedia, e solo tre alpinisti sopravvivono. Bonatti mette la parola fine all’attività alpinistica nel 1965 con l’apertura di una via nuova al Cervino per la parete nord in solitaria invernale.

Autore di libri di grandi successo ha pubblicato presso Baldini Castoldi “Montagne di una vita“, “In terre lontane“, “Una vita così“. Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito il titolo di Cavaliere di Gran Croce, onoreficenza restituita da Bonatti, che non poteva accettare che con lui venisse premiato anche Achille Compagnoni.

Bonatti era anche ”cittadino onorario” del Monte Bianco. Il riconoscimento gli era stato assegnato il 31 luglio del 2010, sulla terrazza di punta Helbronner, a 3.462 metri di quota, dai sindaci di Courmayeur e Chamonix. ”Non pensavo che il Monte Bianco potesse ancora regalarmi delle emozioni cosi’ grandi”, disse nell’occasione con la voce rotta dall’emozione. ”E’ l’uomo che piu’ di tutti ha rappresentato i valori dell’alpinismo e della montagna – avevano commentato i sindaci Fabrizia Derriard e Eric Fournieroltre ad essere un simbolo della montagna che unisce. E’ figlio del Monte Bianco come nessun altro”. Sempre sul Monte Bianco Bonatti aveva ricevuto nel 2009 il Piolet d’Or alla carriera, il piu’ prestigioso premio dell’alpinismo internazionale. ”E’ un riferimento nell’universo della montagna, un alpinista ma anche un esploratore un reporter, si leggeva nelle motivazioni -, un mito ma soprattutto un uomo la cui storia e il cui stile di vita rappresentano e testimoniano in modo emblematico quei valori che sono alla base della manifestazione”. Bonatti visse a lungo a Courmayeur, dove compi’ alcune delle sue piu’ grandi imprese. Si stabili’ ai piedi del Monte Bianco nel 1957 e vi resto’ fino all’inizio degli ’60.

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