Buco dell’ozono record nell’Artico, ma “non è colpa dell’uomo”

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L’artico fa battere record su record. E non solo per lo scioglimento dei ghiacci, ma anche per il buco dell’ozono che torna a far parlare di sè per un calo improvviso, una perdita record del 40%.
Comincia con questo dato che ha scosso molti centri scientifici la Giornata internazionale per il mantenimento dello strato di ozono promossa per domani dall’Unep, il programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite. “In Antartide la situazione e’ migliorata ma nel 2011 e’ sull’Artico che si registra una perdita record di ozono, una perdita mai registrata cosi‘” ha detto all’Adnkronos il climatologo Vincenzo Ferrara, responsabile della rivista scientifica on line “Eai” dell’Enea. Commentando la ‘celebrazione’ di oggi, voluta dall’Unep, Ferrara sottolinea che “si tratta di iniziative importanti perche’ mantengono desta l’attenzione di istituzioni e opinione pubblica su problematiche che gravano sul futuro del pianeta. Ed il buco dell’ozono -aggiunge lo scienziato- non e’ uno scherzo da poco“. “A provocare la perdita di ozono sull’Artico -spiega Ferrara- e’ stato un vortice polare artico molto forte e intenso che ha distrutto ozono sull’area artica“. Non piu’ quindi “solo problemi legati alle azioni dell’uomo -continua il climatologo dell’Enea- ma la causa potrebbe essere ricondotta al cambiamento di clima globale“.
Il vortice polare artico di quest’anno, registrato a marzo proprio mentre scoppiava la crisi nucleare in Giappone, e’ stato un fattore meteorologico molto forte -prosegue Ferraraprobabilmente collegato al cambiamento della circolazione atmosferica ed al clima”. “Quando l’atmosfera si riscalda, la circolazione a grande scala (sinottica) si intensifica nelle zone polari mentre e’ piu’ debole agli equatori e questo e’ il motivo per cui il vortice polare artico si intensifica facilitando la distruzione del’ozono“.

Ferrara, quindi, sottolinea come ulteriore conseguenza di questa situazione “anche rischi per il settore dell’energia eolica perche’ i venti, in quelle aree, si abbassano di intensita‘”. Commentando ancora la Giornata internazionale per il buco dell’ozono, Ferrara sottolinea che ad oggi l’attenzione e’ dunque spostata “sull’Artico e non piu’ solo sull’Antartide“, dov’è storicamente sempre stata tutta l’attenzione per i dati sull’assottigliamento dello strato d’ozono. “Ma il calo dell’ozono al polo nord -prosegue ancora- non e’ attribuibile al freon o ad altri composti lesivi dell’ozono stratosferico. Non sembra esserci, insomma, la mano dell’uomo“.

La data scelta del 16 settembre ricorda il giorno in cui nel 1987 e’ stato firmato il Protocollo di Montreal, con il quale vennero messi al bando i Cfc, i gas principali causa della distruzione dello strato di ozono sopra i poli. Il trattato e’ stato ratificato fino ad oggi da 196 nazioni, piu’ del Protocollo di Kyoto.
Ma che cos’e’ l’ozono? E’ una particolare molecola di ossigeno formata da tre atomi al posto degli abituali due di ossigeno. La Terra e’ circondata da uno strato naturale di ozono che si trova nella stratosfera tra 15 e 35 chilometri di altitudine. A causa delle basse temperature, l’ozono tende a dissolversi sopra le regioni polari, Antartide e Artico, secondo l’alternarsi delle stagioni. Nei 20 anni passati, pero’, le emissioni di gas distruttive per l’ozono hanno innescato una sorta di velocizzazione del naturale processo di perdita di ozono al punto da creare il famoso ‘buco’. Fondamentale per la vita sulla terra, la perdita di ozono e’ un fenomeno grave e preoccupante anche perche’ assorbe le radiazioni ultraviolette emesse dal Sole, in particolare quelle piu’ nocive (Uv-B) che, se arrivassero a terra, comprometterebbero il Dna delle cellule.

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