I satelliti artificiali ormai in disuso: un pericolo costante per la Terra

MeteoWeb
credit: Nasa

Era il 4 Ottobre del 1957 quando il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1°, entrò in orbita intorno alla Terra. L’uomo allarga i suoi orizzonti e si stacca dal suo pianeta; quello che tanti sognatori, scienziati, scrittori avevano sognato, si traduce in realtà. La notizia trasmessa da Radio Mosca rimbalzò di paese in paese, mentre gli Stati Uniti furono sorpassati e punti nel loro orgoglio. E mentre gli statunitensi cercavano il riscatto, furono proprio i Russi ad inviare altri 2 satelliti, sempre più grandi. Da quel momento fu una continua lotta tra le due potenze mondiali, che si contendevano lanci ed obiettivi. Nel corso dei decenni sono stati lanciati innumerevoli satelliti artificiali, utili per le telecomunicazioni, per la meteorologia, la climatologia. Vi sono ormai satelliti scientifici, militari, per la navigazione, per il telerilevamento, per la cartografia. Satelliti caratterizzati da orbite differenti, come quella polare, geostazionaria, equatoriale, ecc.  Ad oggi quindi, i satelliti in orbita intorno alla Terra hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere, le nostre conoscenze, e le nostre paure…..! Già, perchè i satelliti che hanno esaurito il loro compito o che sfuggono al controllo per via di guasti, collisioni o errore di calcoli, permangono in orbite planetarie e finiscono per ricadere sulla Terra. Sono decine di milioni ormai i detriti artificiali che orbitano intorno alla Terra. Oltre 22.000 sono più grandi di 10 cm, e sono quelli costantemente monitorati dalla rete di sorveglianza spaziale degli Stati Uniti. Il numero degli oggetti compresi tra 1 e 10 cm di diametro è di circa 500.000. Solo 1.000 tra questi sono attualmente operativi, mentre il resto vengono comunemente denominati detriti orbitali.  Per detriti orbitali si intende qualsiasi oggetto artificiale in orbita intorno alla Terra senza uno scopo, ormai non più funzionanti. In orbita galleggiano ormai frammenti di vecchi razzi, satelliti spenti e, soprattutto, nuvole di particelle causate dalla distruzione di satelliti. La maggior parte dei detriti orbitali risiede a meno di 2.000 km della superficie terrestre. All’interno di questo volume la quantità di detriti varia significativamente con l’altitudine. La più grande concentrazione di detriti si trova ad una quota compresa tra 800 e 850 km. La velocità con cui questi detriti si muovono, varia anch’essa in relazione alla quota: nella porzione di spazio compresa entro i 2000 Km, la velocità varia tra i 7 e gli 8 Km/s, tuttavia, la velocità di impatto medio tra un detrito ed un altro oggetto spaziale sarà di circa 10 Km/s. Di conseguenza, anche un piccolo impatto non è da sottovalutare. La Stazione Spaziale Internazionale o ISS ad esempio, è il veicolo spaziale più schermato che sia mai stato messo in orbita. Nonostante questo alcuni componenti critici come vani abitabili o serbatoi esterni ad alta pressione, possono resistere ad un impatto con detriti di solo 1 cm di diametro. l’ISS è anche in grado di schivare eventuali oggetti monitorati, ed esegue questa manovra circa una volta all’anno. Maggiore è la quota, più a lungo i detriti orbitali in genere rimangono in orbita attorno alla Terra. Detriti rimasti in orbita al di sotto di 600 km normalmente ricadono sulla Terra in parecchi anni; ad altitudini di 800 km, il tempo di decadimento orbitale è spesso misurato in decenni; sopra i 1.000 km, i detriti orbitali normalmente continueranno il loro “giro” per un secolo o oltre. Gran parte di questi detriti non sopravvive alle altissime temperature che si sviluppano per attrito nella nostra atmosfera al momento del rientro. I componenti che ci riescono hanno molta più probabilità di cadere negli oceani o su regioni scarsamente popolate come la tundra canadese, l’entroterra australiano o in Siberia. Nel corso degli ultimi 50 anni i frammenti cadono sulla Terra ogni singolo giorno, eppure non sono mai stati confermati danni a persone o cose. L’azione più importante al giorno d’oggi, sarebbe quella di evitare che questi detriti possano incrementarsi. Questo può essere ottenuto attraverso un’oculata gestione. Ripulire l’ambiente rimane una sfida tecnica ed economica che è attualmente in fase di studio da parte degli Stati Uniti e non soltanto. Dal 1988 la politica ufficiale degli Stati Uniti è stata quello di minimizzare la creazione di nuovi detriti orbitali. Nel 2001 gli Stati Uniti hanno adottato una serie di misure per gli enti e reparti. La politica più recente del National Space (28 giugno 2010) contiene una sezione intitolata “preservare l’ambiente spaziale” e affronta la mitigazione dei detriti orbitali sia per il breve che per il lungo termine. Russia, Cina, Giappone, Francia, e l’Agenzia spaziale europea hanno pubblicato le linee guida di mitigazione dei detriti orbitali. Inoltre, nel 2007 le Nazioni Unite, attraverso il  proprio comitato sull’uso pacifico dello spazio esterno, hanno creato anch’esse una serie di linee guida di mitigazione.

     

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