Ieri un terremoto di Magnitudo 3,5 richter ha colpito il crotonese. Il terremoto è stato accompagnato da un forte boato. Per fortuna non si sono registrati danni a persone o cose, ma tante sono state le chiamate ai vigili del fuoco. La zona interessata dalla scossa è stata l’area della raffineria del gas dove sono in corso delle trivellazione e secondo l’ingegnere Antonio Bevilacqua, direttore del centro di ricerca Italsistemi, possono essere state proprio queste a causare il sisma. Il ricercatore Bevilacqua, ha seguito personalmente i movimenti tellurici di ieri registrando un vero e proprio sciame sismico, più di 140 scosse minori. “E’ un fatto, che dove ci sono trivellazioni – ha affermato Bevilacqua – ci possano essere effetti collaterali come le scosse sismiche. Anche a Ravenna, dove ci sono pozzi metaniferi, ci sono spesso scosse telluriche. Va anche segnalato il fatto – continua ancora l’ingegnere – che anche sabato sera, verso le ore 23 sul litorale crotonese, molti hanno avvertito un boato provenire dal mare in direzione delle piattaforme installate dall’Eni. Si tratta di un altro segnale da tenere in considerazione”.
L’epicentro del terremoto è stato a Salica, sul monte Perrotta, proprio dove l’Eni ha la raffineria del gas che proviene dalle perforazioni marine. Secondo Bevilacqua, anche nelle fasi di manutenzione delle strutture estrattive, vengono utilizzati segnali acustici molto forti per verificare lo stato di saturazione dei fondali, relativamente alla presenza di gas. Anche questi segnali possono essere pericolosi.
Un altro pericolo causato dalle trivellazioni è quello della subsidenza, cioè l’abbassamento del terreno. Nella zona, questo fenomeno avviene con mezzo centimetro ogni anno, che è tanto. Secondo l’ingegnere Bevilacqua, il fenomeno è abbastanza grave e le zone più a rischio sono quelle marine dove l’effetto si nota maggiormente. Nella stessa giornata di ieri, di estrazione si è parlato anche alla Regione che ha detto no a nuove perforazioni.