Il governo Indonesiano ha chiesto alle amministrazioni locali di dichiarare lo stato di allerta per i gravi rischi di eruzioni vulcaniche, visto il numero sempre crescenti di vulcani in attività. A partire da venerdì scorso, il 2 settembre, l’attività di 22 vulcani è stata classificata al di sopra della norma, con sei al terzo livello di allerta e 16 al secondo livello, su una scala che va da 1 a 5. L’istituto di geofisica e vulcanologia indonesiano ha dichiarato lo stato di di allerta in modo particolare per il vulcano Papandayan. Alto rischio anche per Tombora, Lewatobi Perempuan e Anak Rakana.
Nei giorni scorsi sono stati rilevati ben 48 terremoti vulcanici superficiali, con un terremoto profondo e una nuvola bianca emessa fino a 20 metri nella giornata di giovedì 1 settembre proprio dal cratere principale del Papandayan.
L’Agenzia Nazionale “Disaster Management” ha preparato dei piani di emergenza per anticipare scenari peggiori se il Papandayan dovesse esplodere. “Se il Papandayan esplodesse, colpirebbe 171.744 persone che vivono nei cinque sottodistretti e 20 villaggi“, ha spiegato il portavoce ell’organizzazione.
‘Indonesia è una delle aree a più alto rischio di catastrofi al mondo per i suoi frequenti terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, inondazioni e siccità. L’Indonesia si trova nell’a cintura di fuoco dell’oceano Pacifico, con centinaia di vulcani ancora attivi. Secondo una relazione delle Nazioni Unite i terremoti potrebbero causare una perdita di oltre 79 mila miliardi dollari.
Un rapporto della Banca Mondiale colloca l’Indonesia come 12 ° tra i paesi con rischi di mortalità relativamente alta per rischi multipli. Il Monte Merapi, scoppiato lo scorso anno, ha causato una perdita finanziaria di 3.590 miliardi di dollari. L’eruzione del Merapi danneggiò almeno 23 ponti, tra cui il ponte di collegamento tra Yogyakarta e Magelang.