Esiste ancora una prateria lì sulle Alpi, ai piedi del Gran Paradiso. Questa è il celebre prato di Sant’Orso di Cogne che caratterizza il paesaggio di questo paesino valdostano all’interno del Parco Nazionale Gran Paradiso. Sicuramente questo dono della natura ha reso Cogne una delle località più caratteristiche e forse la più bella delle Alpi Occidentali. La leggenda vuole che questa prateria fosse un bosco fitto, pieno di animali selvaggi come lupi e orsi che minacciavano i poveri villaggi di montagna. Pare che Sant’Orso di Aosta, a cui è stato dedicato questo prato, bonificò e cacciò questi animali e rese abitabile questa piccola pianura a 1.500 metri. La prateria, una delle più estese delle Alpi, ha una superficie di quasi 50 ettari e costeggia l’abitato di Cogne. E’ una sorta di mare verde e al bordo esiste una passeggiata che sa proprio di “lungo mare” che costeggia il prato per circa 2 chilometri. Oggi, in estate, i turisti si rilassano in questa piccola oasi di tranquillità, mentre d’inverno questi prati sono spesso teatro della Coppa del Mondo di Sci Nordico.
Cogne però non è sempre stata una località turistica, anzi il suo passato è di villaggio di grandi sacrifici e di duro lavoro. Qui avevano sede le celebri miniere di magnetite, che furono la fonte primaria nazionale per l’armamento bellico delle due guerre e per lo sviluppo siderurgico del triangolo industriale. In questo villaggio, che ora conta 1.500 abitanti, negli anni ’40 contava quasi solo 1.000 minatori e relative famiglie provenienti da tutta Italia. In quegli anni l’attenzione era rivolta allo sviluppo industriale, anche se Cogne veniva già scelta ai tempi del Re Vittorio Emanuele II per le sue battute nella riserva di caccia, oggi Parco Nazionale Gran Paradiso.
Negli anni ’20 nacquero anche a Cogne i primi hotel, anche se la miniera era in piena attività, era già scelta dall’elite industriale e politica come luogo di villeggiatura. Trascorrevano le vacanze a Cogne, la famiglia Costa, armatori genovesi, la famiglia Necchi industriali, negli anni successivi trascorsero le vacanze anche Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Enrico Fermi e Primo Levi per citarne qualcuno. Nonostante ancora Cogne non fosse una delle località turistiche di punta della Valle d’Aosta, la lungimiranza di allora preservò la prateria di Sant’Orso imponendo un vincolo di non costruire, ma si impose si lasciare il pratone, così viene chiamato dai turisti, ad uso agricolo. Il vincolo di tutela venne regolato anche da una legge nazionale negli anni ’50. Chissà cosa sarebbe oggi Cogne senza quel vincolo? Forse una delle tante località di montagne devastate dalle cementificazione massiccia degli anni ’60-’70. Fortunatamente un piccolo miracolo ha lasciato praticamente intatta questa distesa verde dove ancora brucano le mandrie. Purtroppo questa piccola oasi naturale rischia oggi di essere deturpata a causa di un pasticcio burocratico-normativo.
Sostanzialmente alcuni errori nelle cartografie e una legge urbanistica della Regione Valle d’Aosta (che permette alle strutture alberghiere, anche nei centri storici, di poter ampliare fino al 40% i volumi attuali) hanno creato un bel garbuglio. Nelle delimitazioni del centro storico redatto dalla varie amministrazioni comunali per i piani regolatori e nelle cartografie non modificate ci è finito anche un pezzo di prato che costeggia il centro abitato ed ecco la frittata. A questo punto, dal 2009 con la nuova legge regionale, sono arrivati legittimamente i primi progetti di ampliamento in Comune. Il sindaco attuale, in un recente acceso consiglio comunale si è rimesso al buon senso dei proprietari che vorrebbero realizzare gli ampliamenti “Chiedo ai privati di rivedere i loro progetti, che lo facciano per il bene di Cogne. La prateria di Sant’Orso è un valore condiviso da tutti, valore che dobbiamo e vogliamo tutelare. Vogliamo scongiurare la realizzazione di altre costruzioni in elevazione o accessi a strutture interrate: deturperebbero in modo irreparabile il nostro paese”.
Scoppiato il caso le polemiche sono esplose. Abitanti e turisti tutti contro la cementificazione del prato. In poco tempo il tam tam da parte dai social network ha creato la mobilitazione si è creato un gruppo su Facebook, il blog del paese “il Forum di Cogne” è tutt’oggi teatro di ampie discussioni in merito e tutti i giornali locali hanno dato risalto al caso. Si moltiplicano le raccolte di firme. Il caso però si allarga e coinvolge anche i giornali nazionale in modo bipartizan. E’ l’On.Luciano Violante, cittadino onorario di Cogne, dalle righe della Stampa di Torino ad invitare al buon senso in difesa dei prati. Dall’altra parte l’On. Bondi e la moglie l’On. Repetti, frequentatori di Cogne, promettono di presentare un’ interrogazione al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Anche il senatore Franco Debenetti, nella rubrica Peccati Capitali di Vanity Fair, titola il pezzo in questo modo “Cogne, quando le leggi non ci tutelano. Anzi”.
Il conduttore Fabio Fazio, in una conferenza ad inizio estate con Luca Mercalli, proprio a Cogne, aveva dichiarato “La prima volta che sono venuto a Cogne ho pensato a quale lungimiranza ha avuto un luogo e la sua gente nel costruire attorno al suo prato e non dentro”. Dunque una mobilitazione nazionale per questo piccolo angolo verde. Ora c’è da auspicarsi in un intervento dall’alto della cosa pubblica, magari dal Ministero dell’Ambiente, che impedisca a norma di legge la realizzazione di queste opere su questo patrimonio ambientale, anche perchè altrimenti non ci sono firme che tengano per impedirne la cementificazione. In ultimo rimane votarsi al santo protettore di Cogne, ovviamente Sant’Orso. Una domanda sorge però spontanea, come mai non si è mai pensato di estendere il confine del Parco Nazionale Gran Paradiso anche sul Prato di Sant’Orso? Il confine arriva proprio dove inizia la prateria. Paradossi del nostro Paese.
(Fonte Immagini : Web)