Riduzione di Benzo[a]pirene nell’aria di Taranto, ma siamo ancora a valori elevati

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Sono stati resi noti dall’ARPA Puglia i dati del primo trimestre del 2011 riguardanti l’aria tarantina. Le centraline di rilevamento in quel periodo hanno rilevato un valore di 1,93 ng/m3, ossia un dato inferiore del 40% rispetto a quello dello stesso periodo di riferimento del 2010, ma ancora elevato rispetto al limite europeo imposto, che è di 1 ng/m3. Il limite, stabilito dalle direttive europee 2004/107/CE e 2008/50/CE, le quali stabiliscono gli standard di qualità dell’aria e i valori obiettivi dei principali agenti cancerogeni, tra i quali il benzo(a)pirene, è stato quindi ancora superato. L’ILVA di Taranto che ha anche riconosciuto di essere responsabile di una parte consistente dell’inquinamento cittadino prende tuttavia questi dati in maniera estremamente positiva. “La riduzione del 40%  – sostiene l”Ing. Buffo, responsabile di Qualità e Ambiente dell’Ilva di Taranto –  è un notevole passo in avanti per il futuro affinchè si possa raggiungere il limite stabilito“. Riportiamo dal notiziario Eco dalle città.it, una dichiarazione di risposta del professore Marescotti, presidente di Altamarea, che ha commentato il proprio disappunto denunciando il fallimento dell’Ilva: “Questi dati, contrariamente a quanto l’Ilva dichiara, non sono per nulla un successo in quanto superano in media del 93% il valore che la precedente normativa aveva posto come limite (obiettivo di qualità) per il benzo(a)pirene. L’Ilva, con evidente intento propagandistico, – ha continuato Marescotti – raffronta tale dato “cattivo” con quello “pessimo” del 2010 (che era 3 ng/m3). L’Ilva confronta cioè un dato inaccettabile (1,93) con un dato ancora peggiore (3), ma entrambi sono superiori a 1”. Il Benzo(a)pirene è stata una delle prime sostanze di cui si è accertata la cancerogenicità. Respirare per un anno un simile quantitativo di questo cancerogeno equivale per un bambino a respirare l’equivalente di mille sigarette all’anno. Le sorgenti inquinanti di questa sostanza sono varie, ma la grande industria siderurgica a quanto pare ne è una delle più grandi responsabili.  Gran parte di questa sostanza è emessa dalla cokeria Ilva, che teoricamente dovrebbe trovarsi molto lontana dalla città. Oggi sappiamo che i tarantini respirano il 90% circa della diossina di tutta la penisola, e le cause di decessi per tumori sono elevatissime. Basta prendere i dati dell’Ines (Inventario nazionale emissioni e sorgenti) che afferma come la città pugliese sia la più inquinata d’Italia e una delle peggiori a livello europeo. Uno studio effettuato nel 2009 e pubblicato su una nota rivista nazionale, denota l’eccesso di mortalità per patologie tumorali (il 70% dei tumori maligni) in aree vicine alla zona industriale. Insomma, morire di tumore a Taranto è diventata quasi una normalità ma per il tarantino queste parole non rappresentano nulla di nuovo. La speranza è che tutto questo un giorno possa finire senza intaccare le migliaia di famiglie che si sfamano attraverso l’azienda.

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