Satellite Uars: la rete di sorveglianza spaziale

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I funzionari della Nasa ammettono che probabilmente non sapremo mai dov’è andato a finire il satellite Uars. Molto probabilmente è finito in pieno Oceano Pacifico, al largo della costa del Nord America. Determinare esattamente il punto dove si sia verificato l’impatto non è assolutamente semplice. La NASA e la US Joint Space Center Operations presso la base aeronautica di Vandeberg in California, si basano su osservazioni radar e sensori ottici presenti in 25 siti sparsi in tutto il mondo. Questi sensori compongono la rete di sorveglianza spaziale, e servono a raccogliere quanti più dati possibili sul luogo d’impatto dei satelliti in rientro dallo spazio. A volte però succede che la sonda non passi sopra nessuno di questi luoghi divenendo praticamente invisibile.  La NASA spiega che uno dei modi per rintracciare un satellite che non è più in orbita è scandagliare il cielo con questi sensori, e se non lo si trova da nessuna parte, vuol dire che il satellite è rientrato. Ci sono volute parecchie ore affinchè la Nasa confermasse il rientro di UARS, ma ancora oggi non si è in grado di sapere quando l’abbia fatto. Se la sonda fosse caduta anche 5 minuti dopo le previsioni potrebbe essere finita in Canada, magari in qualche area disabitata. Sono state molte le persone che hanno dichiarato di aver visto il satellite o che hanno realizzato foto e video, ma sino ad ora la Nasa non ritiene credibile i rapporti ricevuti. In tanti sui vari social network hanno condiviso foto e video del satellite, ma tanti di loro erano in parti del mondo diverse, e magari anche non inerenti alla traiettoria del satellite e all’orario stabilito. Mancando rapporti credibili, è molto probabile quindi che il satellite sia finito in mare. Insomma, per la Nasa è tutto normale o quasi. E’molto probabile che un satellite in rientro sparisca nel nulla. A quanto pare non è un evento insolito, e UARS non è un’eccezione.

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