E’ toccato al premier uscente Naoto Kan, in attesa che il suo successore Yoshihiko Noda annunci domani l’esecutivo, presiedere le esercitazioni, rivivendo lo scenario di marzo, quando il sisma di straordinaria potenza (magnitudo 9.0) diede origine al maremoto che devasto’ con onde fino a 40 metri il Tohoku, il nordest del Giappone, incluso l’impianto di Fukushima.
Il governo, in una riunione d’emergenza simulata presso l’ufficio del premier, ha dato disposizioni per scongiurare forme di panico e coordinare i primi aiuti. Le prefetture costiere, tra cui Wakayama, Toyama, Kagawa e Miyazaki, hanno testato le difese anti-tsunami, mentre a Nagasaki, che confina con la prefettura ‘nucleare’ di Saga, sono state verificate le misure contro i rischi di contaminazione radioattiva. Il cuore delle esercitazioni e’ stato naturalmente Tokyo: la polizia ha simulato ad esempio un grande ingorgo, chiudendo in un solo colpo 97 punti di transito strategici per 10 minuti.
La Nhk, trasmettendo in diretta le immagini dall’elicottero sulla congestione ‘virtuale’, ha annunciato il trasferimento di tutte le attivita’ nella sede di Osaka, quartier generale d’emergenza. Tutta una simulazione, per fortuna, anche se gli ultimi studi sui nuovi assetti geologici seguiti agli eventi di quasi sei mesi fa lasciano trasparire elementi da approfondire. Il Consiglio centrale per la prevenzione dei disastri, un’agenzia governativa, ha identificato 18 terremoti nel range di magnitudo 7 che potrebbero verificarsi intorno a Tokyo. Nell’ultimo studio diffuso, si stima che uno di questi (7.3), con epicentro nella parte nord della baia della capitale, potrebbe causare 11.000 vittime e distruggere 850.000 edifici. L’attenzione si e’ focalizzata sulla faglia di Tachikawa, lunga 33 km, che collega Hanno (prefettura di Saitama) a Fuchu (Tokyo). A fine luglio, il Comitato di ricerca sui terremoti, altro ente pubblico, ha detto che le probabilita’ di scosse erano aumentate in 4 delle 106 faglie piu’ attive del Paese.
A Tachikawa, in particolare, e’ ipotizzato un sisma di magnitudo 7.4: un’intensita’ di 7, il massimo della scala di rilevazione nipponica, e’ quantificabile in un 6 circa su gran parte delle 23 municipalita’ della capitale, con 6.300 morti. Secondo l’Earthquake Research Institute dell’Universita’ di Tokyo, la pressione sulla complessa struttura delle placche tettoniche sotto la citta’ e’ cambiata e due o piu’ aree focali possono muoversi insieme, con un conseguente forte terremoto. Il numero medio di scosse di magnitudo 3 (o superiore) nei 5 anni prima dell’11 marzo e’ stato di circa 8 al mese. Nella fase successiva, i tremori non percettibili senza strumenti sono drasticamente aumentati, mentre quelli di magnitudo 3 (o di piu’) sono balzati di 4 volte: le zone ‘calde’ sono quelle di 60-70 km sotto la parte nord della baia di Tokyo e di 40-55 km al limite con la prefettura di Ibaraki.