Terremoto 5,6 richter in Giappone, è ancora un assestamento del violento sisma dell’11 marzo

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La prefettura di Fukushima e il nordest del Giappone tornano a tremare a causa di un terremoto di magnitudo 5.6 richter: per la prima volta dal 31 luglio, si e’ avuta una scossa potente nell’area, di poco inferiore a magnitudo 6, che non ha causato temuti danni alla centrale nucleare in avaria e non ancora in sicurezza. Il sisma e’ stato registrato in serata, alle 19.05 locali (le 12.05 in Italia), con epicentro di superficie individuato nell’Oceano Pacifico, poco al largo della costa di Fukushima e non lontano dall’omonimo impianto disastrato.

La Japan Meteorological Agency (Jma), senza lanciare allarmi tsunami, ha misurato l’intensita’ della scossa, che ha coinvolto gran parte delle aree colpite dal sisma/tsunami dell’11 marzo, in 5+ sulla scala di rilevazione nipponica di 7, in particolare nella postazione della citta’ di Iwaki. L’Agenzia ha successivamente descritto il fenomeno come parte dei ”’movimenti di assestamento” collegati al potente sisma di magnitudo 9 avvenuto a marzo, non escludendo una continuazione ”delle turbolenze” per un periodo fino a due anni. Oltre alla comprensibile apprensione, i rapporti di polizia, media e autorita’ locali hanno rasserenato gli animi, visto che non sono stati segnalati danni a persone o cose. Negli aggiornamenti fatti durante la diretta, la tv pubblica Nhk ha dato conto del regolare funzionamento della rete dei trasporti, a partire dai ‘treni proiettile’ shinkansen. La Tepco, il gestore dell’impianto nucleare, ha escluso, dopo un contatto con le unita’ operative sul sito, l’esistenza di anomalie nell’attivita’ di raffreddamento dei reattori, andate avanti ”regolarmente, in linea con i programmi pianificati”, mentre non c’e’ stata fuoriuscita di materiale radioattivo.

Appena ieri, la temperatura all’interno dei reattori 1, 2 e 3 della centrale e’ stabilmente scesa sotto i 100 gradi, per la prima volta dalla crisi seguita al sisma/tsunami di marzo che ha originato l’emergenza nucleare dopo quella di Cernobyl del 1986, condizione essenziale per il cosiddetto arresto ‘a freddo’. Il Giappone, che si trova alla confluenza di quattro placche tettoniche, registra ogni anno il 20% dei terremoti di magnitudo pari o superiore a 6 in tutto il mondo. Quello di marzo, che ha generato lo tsunami con onde alte piu’ di 40 metri, ha provocato nel nordest del Paese oltre 20.000 morti e dispersi, nonche’ danni stimati in non meno di 300 miliardi di dollari.

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