”Allo stato attuale la drammatica contabilita’ ci parla in totale di 6 persone decedute, i cui corpi sono stati recuperati: 4 in Liguria e 2 qui ad Aulla”. Lo ha detto il capo del dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli arrivato ad Aulla (Massa Carrara) dopo aver sorvolato in elicottero tutta la zona del fiume Magra che ha registrato l’ondata di piena improvvisa martedi’ pomeriggio causando 2 vittime ad Aulla e isolando Comuni e frazioni in gran parte della Lunigiana. Gabrielli ha poi confermato che al momento sono considerate disperse 3 persone a Vernazza (La Spezia) e una a Monterosso (La Spezia), ”e questa aggiunge tragedia nella tragedia perche’ si tratta di un volontario della Protezione civile”. Gabrielli ha poi aggiunto che vi sono altre segnalazioni ”che al momento stiamo verificando”.
”In base ai danni registrati credo che non ci saranno problemi per il prossimo Consiglio dei ministri a riconoscere lo stato di emergenza. In base alle leggi esistenti – ha ricordato Gabrielli – una volta fatte le ricognizioni dei danni le Regioni devono trovare le risorse e poi chiederemo al Ministero dell’Economia di integrarle”.
”Temo che i danni saranno di centinaia di milioni”. ha detto, intanto, all’Adnkronos il presidente della giunta regionale ligure, Claudio Burlando, che sta effettuando un sopralluogo su tutta l’area dello spezzino interessata dal nubifragio.
I bollettini meteo per avvisare dell’ondata di maltempo ”sono partiti regolarmente, lo posso assicurare”. Lo ha detto ancora Gabrielli sottolineando che anche per quanto riguarda la Prefettura di Massa Carrara ”il prefetto ha chiamato personalmente i sindaci per sensibilizzarli. Abbiamo trovato dei sindaci che si sono dati da fare, non so qui”. Parlando con i giornalisti al suo arrivo ad Aulla il capo della Protezione civile ha sottolineato di trovare ogni volta ”dolore, rammarico e rabbia”, perche’ come sempre ”la mano dell’uomo e’ decisiva”. ”Abbiamo perso la saggezza di una volta: gli insediamenti hanno tolto terreno alle casse di espansione, ma visto che il territorio e’ stato gestito in un certo modo – ha proseguito Gabrielli –, e comunque ci devono vivere delle persone, dobbiamo stabilire una soglia di ‘rischio accettabile’, e questo riguarda sia le istituzioni sia la gente”. Per Gabrielli, infatti, ”le prime hanno responsabilita’, e nessuno vuole scantonare, ma serve un patto sociale e bisogna sviluppare il concetto di autoprotezione”. E cio’, ha concluso, ”non vuol dire che ognuno fa per se’ ma che ognuno da’ una mano a partire da se stesso”.