Alluvioni: anche il Veneto è ancora a rischio, un anno dopo la tragedia di Vicenza e dintorni

MeteoWeb

Cio’ che oggi e’ la Liguria era il Veneto un anno fa, quando l’alluvione dell’autunno 2010 mise in ginocchio la regione, sommergendo le province di Verona, Vicenza, Padova, provocando 3 morti e colpendo mezzo milione di persone. Originata da una serie di concause comprendenti una corrente di scirocco africana, precipitazioni costanti che toccarono medie di 300 millimetri di pioggia, e lo scioglimento delle nevi gia’ cadute sulle Preali, la catastrofe si abbatte’ su 262 Comuni, per un totale di 426 milioni di euro di danni materiali. Le persone evacuate dalle case furono 3.500, 2.114 le imprese che subirono danni pesanti; 151 mila furono i capi di bestiame annegati.

Oggi il Veneto si e’ in gran parte rialzato, grazie al lavoro congiunto di istituzioni, forze dell’ordine, volontari della protezione civile; ma soprattutto si e’ affidato ad un piano che dovrebbe portare negli anni alla sistemazione idrogeologica definitiva del territorio.

Non sara’ un futuro molto lontano – si parla per gli interventi piu’ determinanti di alcuni anni – ma sempre di domani si tratta. Se il Veneto venisse investito ancora da un’ondata d’acqua come quella del 2010, la catastrofe non registrerebbe i numeri cosi’ pesanti, ma non ne uscirebbe indenne. Perche’, hanno spiegato oggi il Commissario delegato all’emergenza Perla Stancari (che dal 16 agosto ha preso il ruolo che fu per primo del governatore Luca Zaia) e l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte, centinaia di lavori per la sistemazione idraulica del territorio sono gia’ stati fatti. Tuttavia ”la situazione rimane delicata, perche’ non esiste il rischio zero”. La chiave di volta per evitare che il Veneto finisca sott’acqua sono i ”bacini di laminazione”: migliaia di ettari di pianura pronti a trasformarsi in laghi naturali per evitare il carico eccessivo d’acqua nei fiumi che attraversano i centri abitati. Tre sono i bacini gia’ avviati, con copertura finanziaria garantita dal decreto ‘Mille Proroghe’: quello di Caldogno (costo 41,5 mln di euro) dedicato al Timonchio, l’affluente del Bacchiglione, quello di Trissino e Arzignano (44,6mln) valvola di sfogo per il fiume Agno-Gua’, e quello di Riese Pio X (13,8mln) destinato al Lastego-Muson. Se non vi saranno ostacoli, queste ”piscine” saranno pronte entro 3-4 anni. Piu’ lunghi i tempi per altri 9 bacini, in fase di progettazione, distribuiti tra le province di Vicenza Verona e Padova. Complessivamente bacini e invasi potranno trattenere a monte 135 milioni di metri cubi d’acqua. In attesa di questi grandi salvagente, dal Genio Civile oggi forniscono statistiche confortanti: delle 277 opere ”di somma urgenza” nelle province colpite, 202 sono gia’ concluse, 40 sono in corso, 35 sono da avviare.

Condividi