Una nuova scossa, stamattina, ha interessato il Siracusano, esattamente alle 11:12 nel Golfo di Augusta. L’evento sismico, di magnitudo 2,7 richter a 9,5km di profondità, ha avuto epicentro in mare aperto, poco a largo di Siracusa, Augusta e Priolo Gargallo, i comuni più vicini, in cui una parte della popolazione ha avvertito la scossa. Questo terremoto è da inserire nel quadro dello sciame sismico che da ormai quasi due settimane sta interessando il Siracusano, tra gli Iblei e il Golfo di Augusta, dove si sono verificate anche tre scosse abbastanza forti, con una magnitudo superiore al 3° grado della scala richter, distintamente avvertite dai cittadini delle località più vicine all’epicentro che sono state Canicattini Bagni, Noto e Avola.
In tutta la Sicilia sud/orientale c’è grande preoccupazione per questo sciame sismico, che secondo alcuni esperti rischia di sfociare in scosse più forti (ma non tutti sono d’accordo). Dopotutto non c’è un modo per prevedere i terremoti, piuttosto c’è la possibilità di conoscere la sismicità di ogni area in base alla sua storia sismica, e quella del Siracusano mette i brividi: si tratta, infatti, della zona più sismica d’Italia, quella in cui si sono verificati i terremoti più violenti in assoluto.
Il più forte è stato quello dell’11 gennaio 1693, che ancora oggi è al 1° posto tra i terremoti più violenti d’Italia, pur non essendo stato il più distruttivo ma solo perchè non ha colpito grandi città (quello del 1908 a Reggio e Messina uccise il doppio delle persone proprio perchè interessò un’area più urbanizzata, ma fu meno intenso).
L’11 gennaio 1693 la terra ha tremato nel Golfo di Augusta, proprio lì dove si è verificato il terremoto odierno, con una scossa di magnitudo 7,4 richter a 20km di profondtà. Oltre ad essere il più intenso terremoto della storia d’Italia, è anche il 23° terremoto più disastroso della storia dell’umanità.
Passato alle cronache come il ‘terremoto della Val di Noto‘, quel terremoto distrusse totalmente oltre 45 centri abitati provocando circa 60 mila vittime e dando vita nello Jonio a un devastante maremoto le cui onde arrivarono fin nelle coste della Grecia.
In quel caso il terremoto arrivò al culmine di uno sciame sismico, basti pensare che due giorni prima, la sera del 9 gennaio 1693, un altro forte terremoto (ma non così violento come quello dell’11) interessò la zona, facendo crollare alcuni edifici e provocando dei morti. Poi, l’11, il terremoto più forte e devastante seguito, nei due anni successivi, da oltre 1.500 scosse d’assestamento.
La città più colpita a livello di perdite umane fu Catania, dove morirono 16.000 persone su una popolazione di 20.000 (!!!). A Ragusa morirono in 5.000 su 10.000, a Lentini 4.000 su 10.000, a Siracusa 4.000 su 15.000.
Un terremoto simile in quest’area si era verificato il 4 febbraio 1169, quindi 524 anni prima.
Un aspetto se vogliamo “positivo” del terremoto del 1693 fu quello della ricostruzione, che valorizzò al massio il barocco di Sicilia, lo stile architettonico con cui furono ricostriuti i centri distrutti da quel sisma nel corso del ‘700. Se oggi Noto, Ragusa, Catania, Siracusa e moltissimi altri centri grandi e piccoli della Sicilia sud/orientale possono vantare un favoloso patrimonio artistico, lo devono a quella ricostruzione che mise in piedi veri portenti di arte barocca.
Ma torniamo ai terremoti: più di recente la Sicilia sud/orientale è stata colpita da un altro terremoto abbastanza forte, quello “di Santa Lucia”. Era il 13 dicembre 1990, appunto il giorno di Santa Lucia, patrona di Siracusa. Una giornata particolare in quanto ogni anno accade, proprio nella Sicilia orientale, qualcosa di violento dal punto di vista atmosferico, siano fenomeni meteorologici, sismici o ambientali.
Nel 1990, all’1 di notte di quel giorno un terremoto di magnitudo 5,7 richter, poco più debole di quello de L’Aquila. Il terremot, con epicentro nel Golfo di Augusta, provocò gravi danni in molti paesi del Siracusano, dove morirono 17 persone. I feriti furono centinaia, i senzatetto oltre 15 mila. Le vittime furono tutte a Carlentini, dove gli edifici erano costruiti in tufo. I maggiori danni, però, furono ad Augusta dove oltre 7.000 persone rimasero senza una casa.
Su questo sisma ci sono anche alcuni aneddoti molto particolari tanto da poterlo definire anche “Il terremoto dei silenzi”.
Ovviamente la speranza è che non accada nulla di tutto ciò e che lo sciame sismico di questi giorni sia un innocuo sfogo d’energia della faglia Ibleo-Maltese.
Ma la domanda che ci poniamo è la seguente: visto e considerato che l’area è ad altissimo rischio sismico, cosa è stato fatto e cosa si sta facendo nel corso degli anni per prevenire eventuali forti terremoti che la scienza non ci può dire esattamente quando si verificheranno, ma può comunque assicurarci che o prima o poi senza ombra di dubbio torneranno a colpire l’area?