Clima: la posizione dei repubblicani americani è un’incognita sul futuro dei negoziati internazionali

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Cresce la percentuale di cittadini americani che crede ai cambiamenti climatici. Recenti sondaggi segnalano che, dal 75% dell’anno scorso, gli americani che hanno preso coscienza dei mutamenti climatici sono saliti all’83%. Secondo questi sondaggi, uno dei fattori della “accresciuta consapevolezza” va individuato negli attacchi sconsiderati che alcuni esponenti del partito repubblicano hanno rivolto alla comunità scientifica che sostiene la tesi dei cambiamenti. Tuttavia, per quanto cresca la percentuale di quanti non mettono in discussione l’incidenza del fattore umano nella progressione del riscaldamento terrestre, resta invariata rispetto al 2010 la quota di quanti ritengono che gli USA dovrebbero ridurre l’uso dei combustibili fossili e concentrarsi sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Si tratta del 51% della popolazione, percentuale scende al 31% se si considera l’universo rappresentato dai soli elettori repubblicani. Nonostante queste cifre indichino la presenza di una maggioranza (51%) preoccupata dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e favorevole e porre in atto azioni di contrasto, la propaganda repubblicana su questo tema, che fa perno sullo scetticismo ed enfatizza le posizioni degli scienziati dissenzienti, non demorde. Anzi, molti esponenti di rilievo, come il governatore del Texas Rick Perry, che è tra i possibili concorrenti alla Casa Bianca, fanno proprio di questo tema uno dei cavalli di battaglia della prossima competizione elettorale per il mandato presidenziale. La crisi economica in atto negli USA rappresenta al riguardo un terreno favorevole, perché i repubblicani attribuiscono proprio alle azioni rivolte a ridurre le emissioni di CO2 una parte di responsabilità nel rallentamento dell’economia statunitense. Queste posizioni (che stanno provocando sconcerto in Europa: il Commissario UE per il clima, la danese Connie Hedegaard, si è detta “scioccata da come negli Stati Uniti sia diventato di moda essere contro la scienza, in fatto di clima“), rappresentano di fatto una grave incognita sugli sviluppi del negoziato Onu per contrastare i cambiamenti climatici. Una possibile vittoria repubblicana alle prossime elezioni presidenziali, infatti, aggiungerebbe ulteriori e gravi difficoltà ad un processo che già sconta numerose incertezze e molti ritardi.

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