Il senatore del Pd, Pietro Ichino, lancia un appello a Silvio Berlusconi per cambiare insieme l’articolo 18 e il Pdl apprezza. In una lettera pubblicata su ‘Libero‘, l’economista del Partito democratico dice si’ ad una riforma delle norme sui licenziamenti evidenziando la volonta’ espressa dal premier di far suo il progetto di riforma contenuto in un ddl presentato due anni fa proprio dal senatore Ichino insieme ad altri 45 esponenti dell’opposizione. “Se il governo fa sul serio e resta in piedi, cose entrambe delle quali e’ lecito dubitare, questa – scrive Ichino – potrebbe essere una vera grande riforma bipartisan, di quelle di cui il nostro paese ha enorme bisogno” perche’, sostiene l’esponente Pd, “la vecchia protezione forte contro il licenziamento, il famoso articolo 18 dello Statuto del 1970, e’ molto difettosa“. Una riforma, chiarisce ancora l’economista, che coniughi “la massima possibile flessibilita’ delle strutture produttive con la massima possibile sicurezza per i lavoratori nel emrcato del lavoro“. In pratica, sintetizza, devono esistere per tutti i lavoratori le garanzie essenziali ma “nessuno e’ inamovibile“. Su questa strada, sostiene Ichino, “il governo andrebbe appoggiato“. Governo e Pdl raccolgono l’appello. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si tratta di una “proposta interessante” e rilancia: “Proseguiamo su questa strada e non su quella delo scontro imboccata dai sindacati“. Per Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, “a sinistra c’e’ chi, come il senatore Ichino, da sempre sostiene tesi importanti e apprezzabili in materia di lavoro. Quale spazio hanno le sue tesi nella sinistra di Bersani, Vendola e Di Pietro? Il Pdl deve aprire un immediato confronto tra le proprie tesi e quelle di Ichino, molto vicine tra loro. Per creare lavoro e non per licenziare“. Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, anche “il contributo di Ichino deve costituire il retroterra da tradurre in equilibrate iniziative leghislative“. Polemizza, invece, il Pdl sulle dichiarazioni del magistrato Antonio Ingroia che dal congresso del Pdci a Rimini ha detto che bisogna “difendere la Costituzione, come fate voi in questo congresso, anche a costo di essere investito da polemiche. Un magistrato deve essere imparziale ma so da che parte stare ogni qual volta qualcuno vuole distruggerla“. Per Gasparri “sono gravi e inquietanti le parole di Ingroia che confermano l’animo militante di alcuni settori della magistratura“. Per Gaetano Quagliariello va bene difendere la “Costituzione e le sue leggi attuative” ma a cominciare “da quelle che vietano ai magistrati il coinvolgimento nell’attivita’ di partiti politici. Sarebbe un bene per tutti“.
Licenziamenti si’ ma solo con la garanzia del sostegno al reddito, anche fino a tre anni: e’ quanto prevede il disegno di legge presentato dal senatore del Pd Piero Ichino a Palazzo Madama (e firmato da oltre una cinquantina di esponenti dell’opposizione) e che Silvio Berlusconi nei giorni scorsi ha indicato come la falsariga da seguire per la nuova disciplina del mercato del lavoro annunciata nella lettera all’Unione europea. Le imprese dunque, stando alla proposta Ichino, potranno licenziare ma tramite delle agenzie ad hoc dovranno garantire ai lavoratori il 90% dell’ultima retribuzione per il primo anno, l’80% il secondo e il 70% il terzo. Fermo restando che il periodo durante il quale i lavoratori potranno usufruire di questi ‘assegni’ non dovra’ superare la durata del rapporto di lavoro diminuita di un anno, e che saranno vincolati a partecipare a tempo pieno a tutte le iniziative di riqualificazione e ricerca della nuova occupazione. La proposta Ichino, che tocca solo i nuovi assunti, vuole declinare i principi della Flexsecurity puntando a superare i dualismi che caratterizzano il nostro mercato del lavoro come ”quelli che separano nettamente i protetti – si legge nel testo del ddl – dai poco o per nulla protetti”. E cosi’ i contratti saranno quasi esclusivamente a ”tempo indeterminato” ma nessuno sara’ ”inamovibile” e, in caso di licenziamento, arriva la garanzia di sostegni al reddito e assistenza sul mercato del lavoro. Tutte le protezioni che si ritengono ”necessarie”, viene infatti spiegato, per i lavoratori subordinati devono essere estese agli altri lavoratori che ”operano in condizioni di effettiva dipendenza economica”, e per contro quelle che si ritengono ”eccessive per questi ultimi non possono essere considerate inderogabilmente necessarie neppure per i lavoratori subordinati”.
”E’ subito partito il tam-tam mediatico e il solito circuito della disinformazia (problema grave quant’altri mai in Italia) ha gia’ trovato il titolo per la riforma del lavoro: licenziamenti. Titolano cosi’ stampa e agenzie, televisioni e siti web. E’ falso”. Lo afferma il vice presidente dei deputati del PdL, Osvaldo Napoli. ”Il governo ha modellato i principi della sua proposta sulla base del disegno di legge del senatore del Pd Pietro Ichino: proposta sulla quale sono piovute una cinquantina di firme di altri gruppi – aggiunge – L’obiettivo lo ha spiegato bene il presidente del Consiglio: ricostruire un sistema di welfare imperniato sul principio della flexsecurity e adattare la flessibilita’, finora soltanto in entrata e rivolta soltanto ai giovani, a tutti i lavoratori. Accompagnando ciascuno di essi, se e quando muore il posto di lavoro, in un percorso di riconversione e formazione professionale, con la garanzia di due o tre annualita’ di stipendio prima dell’eventuale reinserimento”. ”Si tratta, come precisa il prof. Ichino, di una disciplina applicabile ai contratti nuovi e volta a sconfiggere il precariato. Su questo tema sono venute ieri parole in liberta’ dal presidente della Camera – conclude – Quale persona in buona fede potrebbe immaginare che l’esecutivo italiano voglia segnalarsi per una politica di facilitazione dei licenziamenti? Se poi Fini e altri oppositori sono davvero convinti che si vada ad elezioni nel 2012, devono ritenere che al governo del Paese si trovino persone votate al suicidio politico La verita’ e’ che la sinistra mastica amaro ogni qualvolta intravvede sulla sua strada un’opzione riformista forte e chiara. Viene da pensare che e’ forse giunto il momento di rovesciare l’aforisma attribuito all’avvocato Agnelli e sentenziare: ci vuole il centrodestra al governo per fare le riforme sognate dal centrosinistra. Che e’ poi la battuta di Winston Churchill: la sinistra progetta le riforme, la destra le realizza”.