Una “combinazione” particolare di temperature e la conformazione della camera magmatica sono all’origine delle eruzioni dei supervulcani, considerate tra gli eventi più catastrofici del pianeta, che si verificano in media ogni 100.000 anni. Il modello è stato presentato dai ricercatori dell’università dell’ Oregon nel convegno annuale della Società Americana di Geologia.
I supervulcani sono delle enormi strutture vulcaniche di cui rimangono solo le tracce e tra gli esempi più famosi ci sono il parco di Yellowstone e, in Italia, i campi Flegrei. Secondo i geologi americani la creazione di una zona di roccia duttile intorno alla camera magmatica permette alla pressione interna di mantenersi costante e di costruire in migliaia di anni una sorta di tetto per la camera, che si riempie sempre più di lava.
Solo una serie di anomalie provenienti dall’esterno provocano poi il collasso della copertura e la successiva eruzione; qualcosa di paragonabile, spiegano i ricercatori, alle fratture che si formano sulla crosta del pane mentre lievita in forno. I ricercatori spiegano che i supervulcani non sono semplici vulcani più grandi, ma sono la combinazione molto rara di vari fenomeni complessi, tanto da esserne esistiti pochissimi.
Benché non sia mai stato possibile assistere a questo tipo di eruzioni si stima da tempo che possano essere eventi talmente catastrofici di apportare cambiamenti climatici su scala globale coprendo di cenere un intero continente.