Tom Harris (nella foto) è un noto climatologo canadese estremamente apprezzato nel mondo accademico; nei mesi scorsi ha esaminato il database delle temperature globali elaborate dall’università di Berkley in California, i cui dati confermano il netto global warming degli ultimi due secoli. Dopotutto studiando i dati in modo approfondito, Harris ha potuto notare come il picco più alto del riscaldamento globale si è verificato tra 1998 e 1999, alla fine del secolo scorso, mentre negli ultimi 11-12 anni le temperature mondiali si sono mantenute su livelli stazionari mentre su gran parte del nord Europa, del nord America e dell’Asia, quindi nell’emisfero nord, si è addirittura verificato “un sostanziale raffreddamento e un enorme incremento delle nevicate invernali che ha portato a numerosi fenomeni alluvionali primaverili“. Harris si è impegnato negli ultimi anni con numerose pubblicazioni, convegni e conferenze, a smentire le “profezie di sventura” di altri scienziati che invece continuano ad essere convinti del riscaldamento globale, ed è convinto che il global warming sia ormai finito e che nei prossimi anni avremo, almeno nell’emisfero settentrionale, sempre più freddo e neve.
E non è l’unico a pensarla così. L’università di Seattle in Washington ha cercato di prevedere il clima dei prossimi anni attraverso l’uso di modelli climatologici a lunghissima scadenza. Il risultato, che va comunque preso con le molle, è stato chiaro: ci sarà per almeno un decennio un nettissimo aumento delle precipitazioni mentre le temperature dovrebbero rimanere più o meno stazionarie, almeno nell’emisfero nord. Questo significa che nevicherà molto di più. Ma ci sono altri esperti Russi, Europei e Giapponesi che stanno lavorando a nuovi progetti con Harris e che sono d’accordo: dal 2014 in poi il clima globale dovrebbe tendere a un sensibile raffreddamento globale, invertendo la rotta al global warming che è sarebbe comunque già finita da più di un decennio.