Decine di macchine e motorini accatastati in mezzo alla strada e schiacciati contro i portoni dei palazzi, negozi e abitazioni invase dal fango, alberi e detriti trascinati a valle dalla furia dell’acqua. In via Fereggiano, nel quartiere genovese di Marassi, otto ore dopo l’esondazione dell’omonimo torrente che ha provocato la morte di almeno sei persone, tra cui due bambini, vigili del fuoco e volontari della Protezione civile lavorano senza sosta per liberare la strada dalle macerie prima dell’arrivo di una nuova ondata di maltempo che dovrebbe colpire il capoluogo ligure tra la notte e le prime ore dell’alba. Il timore è che, con le nuove piogge, il torrente, il cui alveo è pieno di macchine e detriti, possa tracimare nuovamente.
In tutta l’area, stasera, l’acqua non è potabile e, dai rubinetti delle case, esce completamente marrone. Le previsioni meteo non sono rassicuranti: su Genova potrà continuare a piovere, a tratti in modo molto forte, per tutto il weekend, fino a domenica sera.
Questi gli accumuli pluviometrici del temporale autorigenerante che ha colpito Genova poche ore fa:
- Quezzi 550mm
- Vicomorasso 460mm
- Università 390mm
- Crocetta di Orero 330mm
- Creto 300mm
- Premanico 280mm
- Centro Funzionale 210mm
- Sant’Ilario 165mm
I CINQUE TORRENTI DI GENOVA DA SEMPRE A RISCHIO ALLUVIONE – Cinque torrenti in una città da sempre a rischio alluvione. Genova è una striscia di terra stretta tra mare e monti, solcata da diversi corsi d’acqua che corrono tra le case inerpicate sui pendii.
BISAGNO – Al top della lista dei cinque torrenti che da sempre fanno paura c’è il Bisagno, che ha la maggior portata e scendendo dalla val Bisagno divide esattamente in due la città. Era esondato 41 anni fa, esattamente nel 1970. Allora fece 25 morti.
FEREGGIANO – Il Fereggiano, il torrente che oggi ha causato la vera alluvione, è un affluente del Bisagno. Gran parte del suo letto è stato coperto e la sua parte terminale scorre sotto via Fereggiano e via Monticelli, nella parte a levante di Genova. Il torrente è da tempo un sorvegliato speciale: nel 2006 l’allora capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, annunciò che sarebbe stato interessato da lavori di messa in sicurezza con interventi sugli argini e sul letto del torrente, l’estensione della copertura e la demolizione di alcuni edifici. Nel 2007, l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi dichiarò lo stato di emergenza ”in relazione alla grave situazione di pericolo, che interessa il reticolo idrografico del torrente Fereggiano e del torrente Sturla”.
POLCEVERA – Il Polcevera, nel Ponente di Genova, rispetto al Bisagno, ha più vie di fuga e argini più ampi e quindi più sicuri.
NERVI E STURLA – Gli altri torrenti sempre sotto osservazione a Genova sono nel Levante della città: il Nervi e lo Sturla che esondò nel 1992 uccidendo due persone. Lavori di messa in sicurezza e monitoraggio non sono stati sufficienti per evitare la tragedia di oggi, provocata da una caduta di pioggia di entità eccezionale.