Con la periferia settentrionale e occidentale di Bangkok ancora allagata, in Thailandia l’emergenza delle inondazioni che hanno causato 562 morti dà segnali di miglioramento: l’acqua si sta ritirando dalle province centrali sommerse da inizio ottobre, le rovine dell’antica capitale Ayutthaya sono di nuovo asciutte, e il fronte delle acque sembra non avere più la forza per allagare centro di Bangkok. Nella metropoli da 12 milioni di abitanti, le autorità continuano a pieno regime le operazioni di pompaggio delle aree allagate e di drenaggio dei canali che attraversano Bangkok, da dieci giorni ulteriormente protetta da una maxi-barriera di sacchi di sabbia che sembra essere riuscita a frenare l’avanzata delle acque, a spese però dei sobborghi settentrionali all’esterno della muraglia d’emergenza. Le proteste degli abitanti delle periferie hanno portato a diversi tentativi di rimuovere gli enormi sacchi, contro il volere delle autorità.
Trecento poliziotti sono stati posti dalle autorita’ thailandesi alla protezione di un argine a nord di Bangkok, dopo che questo e’ stato parzialmente danneggiato dalla popolazione. La decisione e’ stata presa dopo che domenica alcuni residenti del distretto di Don Mueang hanno fatto un buco di 10 metri nella barricata di sacchi di sabbia, lunga circa 16 chilometri, per far fluire l’acqua che sommerge il quartiere da ottobre. La polizia e’ quindi stata chiamata a proteggere l’argine, costruito per evitare che venga allagato il centro della capitale, da altri possibili danneggiamenti. “Abbiamo mandato 300 agenti a protezione dell’argine“, ha detto il capo della polizia Priewpan Damapong. “Non arresteremo nessuno“, ha poi aggiunto, “in quanto cio’ che hanno fatto i cittadini non rappresenta un crimine“.
Sebbene il crescente ottimismo abbia portato alcuni esperti a dichiarare che l’emergenza sarà conclusa entro dieci giorni, il clima di allerta resta. Circa 800 mila residenti abitano in zone allagate, e nel fine settimane sono partiti ordini di evacuazione per altri tre quartieri. Particolarmente colpiti sono i sobborghi a ovest del fiume Chao Praya, dove le autorità hanno fatto defluire gran parte delle acque nel tentativo di risparmiare il centro della capitale. Man mano che le acque si ritirano, nonostante gli allagamenti continuino a interessare 22 province su 77, le aree colpite a inizio ottobre hanno iniziato le operazioni di pulizia: un lavoro che durerà settimane, dato che le acque stagnanti hanno sommerso diverse zone per oltre un mese. Mentre i templi di Ayutthaya hanno ricominciato ad accogliere turisti, le quattro aree industriali della provincia rimangono allagate. Il governo di Yingluck Shinawatra ha stimato che le fabbriche torneranno a pieno regime non prima di gennaio; anche l’aeroporto interno Don Meuang di Bangkok, tuttora allagato, non tornerà operativo prima dell’inizio del 2012.