Danni anche al potabilizzatore del lago Mulargia, in provincia di Cagliari, che fornisce acqua ad Armungia, Ballao, Goni, San Nicolo’ Gerrei, Silius e Villassalto. Stesso problema al potabilizzatore di Donori (Ca) che alimenta Barrali, Pimentel, Samatzai, Nuraminis, Villasor, Serrenti, Ussana, Monastir, San Sperate, Sant’Andrea Frius, Donori, Serdiana e Dolianova, a quello di Sestu, che serve Assemini, Capoterra, Decimomannu, Decimoputzu, Sestu, Uta, Villaspeciosa e il policlinico universitario di Monserrato, e di Villacidro (Vs) che fornisce risorsa ai comuni di Arbus, Siliqua, Vallermosa, Gonnosfanadiga e la stessa Villacidro. E’ incessante il lavoro degli operatori, spesso in condizioni proibitive a causa del maltempo e per la difficolta’ di raggiungere le zone campestri. L’impegno e’ massimo per ripristinare le condizioni degli impianti danneggiati in tutta l’Isola e garantire la potabilizzazione del bene primario. ”In Sardegna l’acqua potabile non esiste – spiega Sandro Murtas, direttore generale di Abbanoa, l’ente unico gestore delle acqua in Sardegna -. Potabilizziamo il 90% dell’acqua che rendiamo alla clientela: triste primato nazionale, contro la media del 25% delle altre regioni italiane. Il gestore unico ha finalmente la completa conoscenza degli impianti e delle reti che prima venivano progettate, realizzate e gestite da una galassia di soggetti. Il danno che nei decenni e’ stato realizzato dalla approssimazione nella gestione di un settore strategico come il servizio idrico integrato e’ evidente ed ora anche documentato, quanto alla inadeguatezza degli impianti ed alle reti colabrodo”.
Solo in alcuni Comuni, che nel tempo hanno investito sugli impianti, ci sono condizioni ideali per la normale gestione anche delle emergenze, come nel caso di copiose precipitazioni. ”Nella maggior parte dei Comuni – prosegue Murtas -, stiamo subendo danni gravissimi perche’ le reti di raccolta delle acque piovane, di competenza comunale, sono state collegate alle reti fognarie. Cioe’ e’ stato fatto quello che e’ espressamente escluso dalla legge. Sulle reti fognarie adesso sta confluendo tutto cio’ che le acque piovane trovano nel loro percorso: nella migliore delle ipotesi fango, foglie, rami e detriti in genere raccolti nelle strade. Una bomba – conclude – che ostruisce le reti o danneggia gli impianti di pompaggio ed i depuratori. Il danno ambientale e’ una evidente conseguenza”.