Nella ricerca di intelligenza extraterrestre gli astronomi si servono dei segnali radio e di impulsi laser. Recentemente però è stata proposta una nuova tecnica tanto ambiziosa quanto bizzarra: cercare di individuare le luci di eventuali metropoli aliene. Una scoperta che rivoluzionerebbe la percezione del nostro universo. Come altri metodi SETI, anche questa si basa sulla ricerca di civiltà extraterrestri evolute, che sappiano “illuminarsi” nel buio della notte. Tutto questo è ragionevole, dicono i ricercatori, perchè qualsiasi forma di vita intelligente evoluta rischia di avere l’illuminazione artificiale che si attiva soltanto durante le ore di oscurità del suo pianeta. Ma come sarebbe possibile individuare addirittura una città su un mondo lontano? Chiaramente questa luce dovrà essere distinta dal bagliore della stella madre attorno a cui orbita. Gli scienziati Loeb e Turner dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e della Princeton University, hanno suggerito di guardare la variazione della luce da un esopianeta che si muove intorno alla sua stella. Quando il pianeta è nella fase di buio, le luci artificiali sarebbero visibili dalla Terra. In questo modo il flusso totale da un pianeta illuminato artificialmente varierebbe in un modo differente da un pianeta privo di questo tipo di illuminazione. Naturalmente per adottare questa tecnica servirebbero generazioni future molto sofisticate di telescopi, anche se per cominciare si potrebbe testare l’esperimento sui corpi “vicini”, magari ai margini del Sistema Solare. Loeb e Turner hanno calcolato che i più grandi telescopi oggi a disposizione potrebbero essere in grado di riconoscere la luce generata da una metropoli delle dimensioni di Tokyo alla distanza della fascia di Kuiper, la regione cioè ai margini del nostro Sistema Solare occupata da Plutone, Eris e migliaia di piccoli corpi ghiacciati. Quindi, se ci fosse qualche città su Plutone e compagni di viaggio, saremmo in grado di vederla. Naturalmente è molto improbabile che ci siano città aliene sul bordo esterno del nostro Sistema Solare, ma il principio della tecnica è quello di affinarla per essere pronti un giorno a scandagliare pianeti nella nostra galassia. La teoria potrebbe sembrare particolarmente fantascientifica, ma in realtà rappresenta una tecnica innovativa che garantirebbe il riconoscimento di eventuali popolazioni aliene da distanze remotissime. E chissà che le nostre metropoli non siano già state osservate.