Quattro scosse di terremoto sono infatti state registrate nel pomeriggio, proprio nella zona del Pollino, al confine tra Calabria e Basilicata, dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Le scosse, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, non hanno provocato danni a persone o cose, ma hanno creato una situazione di forte allarme tra la popolazione, soprattutto sul versante calabrese. L’ultimo terremoto, di magnitudo 3.6 sulla scala richter, e’ avvenuto alle 15.12 ed e’ stato preceduto, alle 14, da una scossa di magnitudo 2.3. La scossa più intensa, quella delle 15.12, è stata fortemente avvertita anche perchè si è verificata in superficie, ad appena 6,3km di profondità. I comuni più vicini all’epicentro sono stati Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo nel cosentino, e Rotonda, Viggianello e Castelluccio Inferiore nel potentino. Nella stessa zona, che comprende, ad una distanza superiore ai 10 chilometri anche altri comuni come Aieta, Morano Calabro, Orsomarso, Papasidero, San Basile e Verbicaro, in Calabria, e Castelluccio Superiore, Episcopia e Latronico in Basilicata, altre due scosse si sono verificate alle 21.17 ed alle 23.49 di ieri, con magnitudo, rispettivamente, di 2.1 e 2.5 sulla scala richter. Proprio per quanto riguarda il rischio sismico, da venerdi’ a domenica prossima e’ prevista in Calabria un’esercitazione della protezione civile nazionale.
Si e’ ”risvegliata” circa un anno fa e dal settembre 2010 e’ stata colpita da circa 500 terremoti in 14 mesi la zona al confine tra Calabria e Basilicata oggi interessata da un sisma di magnitudo 3,6. ”Nella zona del Pollino e’ in atto una sequenza da alcuni mesi”, ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). ”La sequenza e’ piu’ intensa negli ultimi giorni ed e’ cominciata nel settembre 2010: da allora sono stati localizzati in questa zona oltre 500 terremoti, tutti di magnitudo inferiore a 3”. Il periodo di attivita’ piu’ intensa e’ stato registrato nell’ottobre 2010, in seguito le scosse si sono diradate, per tornare ad un nuovo picco nell’aprile scorso. Da allora, l’attivita’ e’ ripresa in ottobre, con decine di terremoti inferiori a magnitudo 3. E’ un fenomeno anomalo, rispetto al comportamento osservato in questa zona negli anni passati. Ma e’ presto per capire che cosa stia accadendo. ”Di sicuro – ha rilevato Amato – questa zona si trova lungo la fascia del territorio italiano piu’ a rischio sismico: quella dell’Appennino Meridionale che attraversa Irpinia, Basilicata e Calabria”. I sismologi non hanno ancora un’etichetta per quanto sta accadendo nel Pollino: ”di solito i terremoti noti storicamente sono avvenuti piu’ a Nord o piu’ a Sud, ma non sono documentati in questa zona”. Un’ipotesi e’ che l’area del Pollino sia meno pericolosa rispetto a quelle che la circondano, ma al momento e’ altrettanto fondata l’ipotesi che grandi terremoti possano essere avvenuti in passato, ma che non siano stati documentati. Per questo motivo i sismologi dell’Ingv sono al lavoro ed hanno cominciato a scavare le cosiddette ”trincee”, scavi profondi 2 o 3 metri e larghi una decina di metri che permettono di analizzare gli strati del suolo alla ricerca di tracce di terremoti passati.