La lista delle catastrofi negli ultimi due anni parla abbastanza chiaro: temperature record nel 2010 che hanno favorito una serie di incendi che hanno devastato la Siberia; inondazioni senza precedenti in India e Pakistan; quest’anno nei soli Stati Uniti si sono registrate le esondazioni del Mississippi e del Missouri mentre il Texas è stato colpito dalla siccità, senza contare i danni causati dall’uragano Irene; anche in Cina la siccità interessa intere regioni mentre nello stesso tempo piogge torrenziali colpiscono l’America centrale e la Thailandia.
La maggior parte di questi eventi, sottolinea il rapporto, non costituisce una semplice aberrazione climatica ma è strettamente legata agli effetti del riscaldamento globale causato dalle attività antropiche, così come predetto dai principali modelli matematici sviluppati dai ricercatori: innalzamento delle temperature atmosferiche e alla superficie degli oceani, così come del tasso di umidità nell’aria, tutti fattori favorevoli a eventi meteorologici estremi.
Il rapporto definisce “praticamente certo” (con una probabilità superiore al 99%) un aumento della frequenza e dell’intensità di tali fenomeni su scala globale nel corso del XXI secolo e “assai probabile” (oltre il 90%) che durata, frequenza o intensità delle ondate di calore aumentino nella maggior parte delle regioni, con i picchi di temperatura “probabilmente” (oltre il 66% di probabilità) superiori di oltre 3 gradi alle medie del XX secolo entro il 2050 e di 5 gradi entro il 2100. Nelle zone tropicali e di latitudine elevate è previsto un aumento delle precipitazioni, mentre in altre regioni come il Mediterraneo e l’Europa centrale si aggraveranno gli episodi di siccità; l’innalzamento del livello degli oceani e delle temperature renderà probabilmente più distruttivi uragani e cicloni.