L’area calabrese è formata da microplacche di crosta terrestre che si muovono in senso orario ed antiorario. A scoprirlo è stato uno studio condotto da Fabio Speranza e Patrizia Macrì dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con l’università di Padova. I ricercatori hanno individuato quattro blocchi di crosta terrestre che hanno subito distinti movimenti rotazionali: due di essi hanno subito una rotazione antioraria avvenuta negli ultimi 1,2 milioni di anni, altri due una rotazione oraria. Il lavoro è stato presentato sulla rivista Geological Society of America Bulletin, ed ha evidenziato per la prima volta questi movimenti così complessi, dal momento che si pensava ad un unico blocco rigido in un periodo compreso fra 1 e 2 milioni di anni fa. “Il Mediterraneo è un vero puzzle, composto di ‘tessere’ crostali anche piccolissime, che probabilmente non abbiamo ancora identificato del tutto”, ha detto Speranza. ”Abbiamo misurato la direzione di magnetizzazione dei campioni nel laboratorio di paleomagnetismo dell’Ingv di Roma. Le rocce, quando si formano, registrano (tramite minerali magnetici che si comportano come minuscole bussole) la direzione del campo magnetico terrestre, che sappiamo essere mediamente diretta verso il nord geografico. Se la direzione di magnetizzazione che misuriamo oggi nei campioni non e’ piu’ diretta verso il nord, vuol dire che quel blocco crostale e’ stato ruotato dopo che i sedimenti da noi analizzati si sono deposti. I movimenti ricostruiti sono molto recenti, in termini geologici e questo ci fa ipotizzare che queste rotazioni possano essere ancora attive oggi e legate ad alcune faglie trasversali che stanno ulteriormente frammentando la ‘microplacca’ della Calabria”, conclude il ricercatore. I quattro blocchi si trovano nell’area collinare compresa tra le cittadine di Crotone e Catanzaro.
La Calabria sorge su microplacche che hanno subìto distinti movimenti rotazionali
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