“Da questa immagine bella e commovente del Belpaese -spiega ancora il presidente di Legambiente- nasce l’esigenza di valorizzare quanto gia’ fatto in questi anni grazie al servizio civile, al volontariato e ai gruppi di protezione civile. Un patrimonio che non puo’ essere cancellato dai tagli lineari e che deve invece essere incrementato”. Da qui, dice la Legambiente, e’ nata l’idea di proporre un servizio utile per la sicurezza del nostro territorio e dei cittadini che e’ anche una bella opportunita’ per tanti giovani. “La consapevolezza che gli eventi climatici estremi non sono piu’ fenomeni eccezionali ma emergenze con le quali dovremo convivere, ci spinge a promuovere -afferma l’associazione ambientalista- iniziative per la formazione e preparazione dei cittadini, cosi’ come avviene in Giappone per i terremoti o negli Usa per gli uragani, affinche’ si eviti il panico e si agisca con razionalita'”. Per Legambiente, dunque, “serve un cambiamento radicale nell’istruzione e nella comunicazione ai cittadini, servono esercitazioni e la preparazione di massa per mettere tutti nelle condizioni di saper affrontare questi nuovi rischi e servono sistemi piu’ efficaci di allerta alla popolazione”. Da qui la proposta di far scendere in campo giovani volontari.
Nello specifico, spiega Legambiente, “si potrebbe ipotizzare di far svolgere l’attivita’ di cura e manutenzione dei corsi d’acqua nei mesi di luglio e agosto, mentre quella di sensibilizzazione e informazione nel mese di settembre”. “I giovani -continua l’associazione- sarebbero impiegati su base regionale, con un Comitato regionale organizzativo a cura della Regione, a sostegno delle associazioni di volontariato di protezione civile, una realta’ gia’ fortemente presente, attiva sul territorio, con competenze specifiche e parte integrante del nostro sistema di protezione civile , con il contributo tecnico-scientifico dei professionisti del settore, a cominciare dai geologi, e con il coinvolgimento delle facolta’ universitarie e degli studenti”. Alle associazioni in questione spetterebbe il compito di accogliere e organizzare le risorse disponibili. Tutto cio’, calcola Legambiente, “potrebbe essere realizzato con un costo, per l’intera operazione, di circa 20 milioni di euro comprensivi di compenso per i giovani, pari a 450 euro mensili, stessa cifra erogata per il servizio civile, rimborso per l’attivita’ organizzativa in capo al comitato regionale e circa 5 milioni di euro per varie ed eventuali come attrezzature o comunicazione, da recuperare, ad esempio, attraverso una piu’ equa definizione dei canoni per l’attivita’ estrattiva nelle cave”. Fondi, continua ancora Legambiente, che potrebbero arrivare anche “attraverso la riduzione dello stanziamento per la Difesa del nostro Paese, considerando che 20 milioni di euro rappresentano appena un terzo del bilancio della Difesa di un solo giorno o, se si preferisce, un quarto del costo di uno dei 131 cacciabombardieri di quarta generazione (F35) che il nostro Paese si e’ impegnato ad acquistare per i prossimi anni”
“D’altro canto -continua Cogliati Dezza- il vero nemico del nostro Paese non e’ piu’ oltre cortina ma si chiama rischio idrogeologico, ed in questo senso e’ giusto combatterlo con i fondi della Difesa. La cifra indicata rappresenta, inoltre, appena 0,14% delle entrate all’Erario da parte di giochi e lotterie. Ma potrebbe essere raggiunta anche con un aumento delle accise sulla benzina di appena 0,5 millesimi al litro per un anno”. Secondo Legambiente, infine, “i fondi dovrebbero essere destinati al Ministero dell’Ambiente, del territorio e del mare, competente in materia di difesa del suolo, che, in stretta connessione con le Regioni, dovrebbe procedere ad emanare il relativo bando per l’individuazione dei 10.000 giovani, affidando alle associazioni di volontariato di protezione civile i fondi per l’inquadramento delle risorse umane”.