Quanto avvenuto oggi è davvero inusuale quanto incredibile. Per la prima volta il NOAA, il prestigioso ente di ricerca per l’atmosfera e l’oceanografia degli Stati Uniti, emana un bollettino meteo/marino in cui si parla dello sviluppo di una vera e propria ciclogenesi, dalle caratteristiche tropicali, nel cuore del “mare Nostrum”, tra le Baleari e la Sardegna. La cosa che sorprende un pò tutti i meteo/appassionati è che proprio la NOAA, che finora è stata estranea alle vicende meteo/climatiche del nostro caro mar Mediterraneo (che di fenomeni meteorologici estremi ne sforna a bizzeffe) , per la prima volta nella storia ha emanato un simile bollettino. Eppure il Mediterraneo, a differenza di quanto erroneamente si pensa (più che altro è la disinformazione dei media che illude le persone), è stato da sempre sede, specie nella stagione autunnale, di rare ma spettacolari formazioni cicloniche dalle caratteristiche pienamente tropicali. Questo particolare tipo di perturbazioni vengono classificate con il termine di “TLC”, o “Tropical Like Ciclones”(si usa questo termine, più che altro forzato, per differenziarli dai cicloni dei mari tropicali). Per caratteristiche interne e per forza i “TLC” non hanno nulla da invidiare ai classici cicloni tropicali che sferzano il settore tropicale dell’Atlantico, il Pacifico e l’oceano Indiano. Essendo caratterizzati internamente da un “cuore caldo”, ben presente soprattutto nei bassi strati, i “TLC” si differenziano notevolmente dai più comuni cicloni extratropicali che si formano continuamente tra l’Europa e il bacino del Mediterraneo.
Inoltre questi vortici hanno una estensione molto più limitata, ma attorno al profondo minimo barico riescono a conservare una grandissima potenza che spesso si traduce con una intensa attività convettiva al centro, dove si possono celare dei sistemi temporaleschi particolarmente attivi, e da venti molto forti e turbolenti, spesso sotto forma di tempesta anche se il “Fetch” non raggiunge mai grandi estensioni concentrandosi proprio a ridosso dell’occhio. Un’altra caratteristica dei “TLC” è rappresentata dalla loro grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. Questi profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei si formano molto spesso nella stagione autunnale, fra Agosto e il mese di Gennaio, nel periodo dell’anno in cui le temperature delle acque superficiali dei mari mediterranei raggiungono i massimi valori, anche con picchi di +27° +28° su tratti del mar Libico. I mari cosi caldi con i primi transiti di masse d’aria instabili in quota divengono delle fucine temporalesche, la genesi di grossi nuclei temporaleschi come gli “MSC” possono successivamente evolvere in sistemi ciclonici a cuore caldo e di tipo tropicale apportatori di precipitazioni torrenziali, in grado di scatenare degli eventi alluvionali lungo le aree colpite, scaricando anche oltre 400-500 mmnel giro delle 24 ore. Non per caso parte degli eventi alluvionali che hanno sconvolto negli ultimi anni il nostro paese o altre nazioni dell’area mediterranea sono da attribuire al passaggio di questo tipo di perturbazioni dalla struttura tropicale. Più rari ma non impossibili i casi in cui dei sistemi a cuore freddo, come un semplice CUT-OFF in quota o un vecchio ciclone extratropicale, riescono a tramutarsi in sistemi a cuore caldo, acquistando spiccate caratteristiche tropicali. Durante questa evoluzione all’interno dell’area depressionaria il processo “baroclino” (tipico degli extratropicali) viene sostituito da quello “barotropico” (tipico dei cicloni tropicali). In questi casi il ciclone diventa pienamente autonomo e prende la sua energia dal calore latente fornito dal mare, di conseguenza la convenzione esplode nel centro del sistema, i venti si intensificano di botto fino a superare i 100 km/h e si forma il tipico occhio del ciclone dentro la massa temporalesca.
Come i cicloni tropicali per stimare la forza dei “TLC” si fa ricorso ad una scala simile alla più famosa scala “Saffir-Simpson” la quale, in base alla velocità dei venti medi sostenuti e alla pressione centrale, li suddivide a sua volta in; “Mediterranean Tropical Depression” quando la velocità del vento medio sostenuto è inferiore ai 63 km/h; “Mediterranean Tropical Storm” quando il vento si aggira fra i 64 e 111 km/h e “Medicane o Mediterranean Hurricane” quando il vento medio supera la soglia dei 111 km/h. Sovente i “TLC” che si formano sul Mediterraneo, la media annuale è di almeno 2-3 formazioni, raggiungono lo stadio di “Mediterranean tropical depression” oppure “Mediterranean Tropical Storm”. Molto più rari sono i cosiddetti “Medicanes” (Mediterranean Hurricanes), il massimo grado dei sistemi “TLC”. Per “Medicane” si intende un vero uragano mediterraneo, si tratta delle tempeste più potenti e devastanti che il mare Mediterraneo può sfornare. Pur avendo la forma di un “Mediterranean Tropical Storm” o di una più semplice “Mediterranean Tropical depression” il “Medicane” è contraddistinto da venti molto più violenti, spesso possono toccare punte di 140 km/h e da una pressione centrale molto più profonda che può scivolare persino sui 975 hpa, valore estremamente basso per l’area mediterranea.
Ma come ha fatto il vortice depressionario sulle Baleari ad evolversi in un sistema depressionario tropicale caratterizzato da una estesa attività temporalesca ?
In questo caso ci troviamo dinnanzi un evento raro, non tanto per lo sviluppo di una ciclogenesi tropicali, che per il Mediterraneo non è certo una novita, quanto per l’evoluzione inversa di un normale e profondo sistema ciclonico extratropicale che isolato sopra le calde acque superficiali del Mediterraneo centro-occidentale si tramuta rapidamente in una vera e propria depressione tropicale a “cuore caldo” nei bassi strati. Molto probabilmente tale metamorfosi è stata agevolata dal possente blocco anticiclonico persistente da giorni sui paesi dell’est europeo che ha reso semi/stazionaria la struttura ciclonica fra le Baleari, le coste meridionali francesi e l’ovest della Corsica e Sardegna. Rimanendo per più di 48 ore stazionario sopra il mare il piccolo ciclone, avendo una caratteristica chiusa, si è evoluto in una struttura a “cuore caldo”, nei bassi strati, con intensa convenzione interna, assumendo le caratteristiche di quella che in gergo definiamo una “Mediterranean Tropical Depression”.
Nell’ultimo bollettino del NOAA si è registrato un ulteriore intensificazione dei già forti venti “Isallobarici” che ruotano in senso antiorario attorno al vortice, fra le coste ovest della Sardegna, le Baleari e l’area del golfo del Leone, dove nel corso delle burrasche si sono raggiunti picchi di 80-90 km/h. Lungo le coste meridionali francesi, in Costa Azzurra, nelle ultime ore si sono lambiti addirittura i 118 km/h nelle folate più forti registrate. Questo aumento, sensibile, della ventilazione ha fatto innalzare “Rolf” (cosi è stata denominata) allo status di “Mediterranean Tropical Storm”, con una intensa attività convettiva interna che vede il continuo rigenerarsi di “Cluster temporaleschi” autorigeneranti che sostano nel tratto di mare ad ovest delle Bocche di Bonifacio e della Corsica. Nel corso della giornata odierna il vortice dovrebbe muoversi molto lentamente verso nord-nord/est, avvicinandosi minacciosamente all’ovest della Corsica e alle coste meridionali francesi, fra Costa Azzurra e Provenza, dove oltre alle piogge e a forti temporali causerà forti venti di burrasca e intense mareggiate pronte a flagellare la Costa Azzurra, con ondate alte fino a 3.0-4.0 metri. Ma piogge e temporali interesseranno anche la Liguria, in particolare il ponente dalle prossime ore, e buona parte delle nostre regioni del centro-nord. Per un miglioramento bisognerà attendere fino alla giornata di domani, allorquando il vortice depressionario dalle caratteristiche tropicali, avvicinandosi alle coste meridionali francesi, perderà buona parte della sue energia, andando gradualmente a colmarsi.
Un approfondimento sui cicloni Mediterranei: