Gli Stati Uniti negano di star facendo ostruzionismo all’ipotesi di un nuovo accordo sul clima e di volerlo ritardare fino al 2020. Battute finali, a Durban in Sudafrica, alla XVII Conferenza mondiale Onu sul cambiamento climatico, che si conclude domani: i delegati di quasi 200 Paesi hanno ormai poche ore per decidere se impegnarsi a firmare un accordo sul clima per il 2015 e che comincerebbe ad avere effetto dal 2020. E sono in molti a pensare che siano gli Usa l’ostacolo maggiore, che vorrebbero ritardare l’accordo fino al 2020 o anche oltre. “Sono completamente prive di fondamento le informazioni che sostengono che gli Usa stiano proponendo un ritardo fino al 2020“, si e’ schernito l’inviato statunitense, Todd Stern, rispondendo alle domande dei giornalisti “Di fatto, l’Ue ha fatto un appello per definire una tabella di marcia (per un accordo futuro) e noi lo sosteniamo“. Eppure e’ crescente il timore che siano proprio gli Usa – il Paese che piu’ inquina al mondo e che non ha mai ratificato il protocollo di Kyoto – il principale impedimento al raggiungimento del traguardo nel complicato negoziato. Un dubbio cosi’ diffuso che, nei giorni scorsi, ha spinto un cartello di 16 dei principali gruppi ambientali statunitensi (Greenpeace, WWF, Oxfam, tra gli altri) a scrivere una lettera al segretario di Stato, Hillary Clinton, che da lontano supervisiona il negoziato: le associazioni hanno ricordato che proprio il presidente, Barack Obama, entrando alla Casa Bianca nel 2009, aveva promesso una linea nuova degli Usa in tema di ambiente. “Ma tre anni piu’ tardi, l’America rischia di essere considerata non un leader globale, ma il maggior ostacolo al progresso“: Le associazioni hanno chiesto alla delegazione Usa di farsi da parte e non ostacolare l’accordo; ma evidentemente l’industria dei combustibili fossili esercita ancora un’enorme influenza sul governo americano. Da notare che l’Ue sta spingendo per un accordo globale nel 2015, ma non estendera’ il protocollo di Kyoto -l’unico patto legalmente vincolante mai siglato al mondo sul cambiamento climatico- a meno che i principali Paesi inquinanti, compresi Usa e Cina, non riducano anche loro “in maniera ambiziosa” le proprie emissioni.