Secondo l’ultimo rapporto stilato dal Comando Strategico degli Stati Uniti, la navicella spaziale russa Phobos-Grunt rientrerà sulla Terra il 14 Gennaio da qualche parte compresa tra i 30,7°Nord e i 62,3°Est, probabilmente nei pressi della città di Mirabad, nel sud-ovest dell’Afghanistan. L’orario di rientro sarà intorno alle 8:22 del mattino. Con il rientro della sonda c’è la possibilità che possa essere recuperata la capsula contenente tre tipologie di microrganismi, che aveva come scopo l’esperimento indicato come Living Interplanetary Flight Experiment (LIFE) e finanziato dalla Planetary Society, per comprendere gli effetti del viaggio nello spazio della durata di tre anni su tali organismi e testare, quindi, alcuni aspetti della teoria della transpermia, che prevede che la vita possa diffondersi tra pianeti vicini. La sonda russa è stata lanciata il 9 Novembre scorso con 50 Kg di strumentazioni scientifiche verso la più grande delle due lune di Marte. Nonostante il razzo Zenit 2 abbia fatto il suo dovere, il booster dello stadio superiore, noto come Fregat, non è riuscito ad incrementare l’orbita troppo bassa, per cui non è bastato per inviarla verso il pianeta rosso. A questo inconveniente sono seguite delle manovre secondarie di emergenza attraverso i piccoli razzi propulsori per guadagnare un pò di tempo, in attesa che i controllori di terra potessero ristabilire un contatto. L’agenzia spaziale europea (ESA), intervenuta in aiuto, ha provato in tutti i modi a salvare la missione in diverse occasioni, ma nonostante sia riuscita a ripristinare un contatto, questo non è bastato ad evitare il rientro in atmosfera. Oltre alle apparecchiature per effettuare misure celesti, geofisiche e per l’analisi mineralogica e chimica della regolite di Phobos (roccia frantumata e polvere), Grunt porta con sé Yinhou-1, una sonda cinese che era destinata ad orbitare intorno al pianeta rosso per due anni. Dopo aver rilasciato Yinhou-1 in orbita e dopo aver effettuato l’atterraggio su Phobos, Grunt avrebbe lanciato una capsula di ritorno portando un campione da 200 grammi di regolite sulla Terra. Le molte tonnellate di carburante tossico ancora nei serbatoi dovrebbero esplodere nell’alta atmosfera. Tuttavia, poiché la capsula di ritorno è stata progettata per sopravvivere al calore provocato dall’attrito è molto probabile che raggiungerà l’Afghanistan in un unico pezzo. Poiché il biomodulo LIFE è stato progettato per resistere ad una forza d’impatto di 4.000 Gs, è possibile che l’esperimento possa essere recuperato, studiando dei campioni biologici vissuti per 2 mesi nello spazio. A dire la verità, è quasi certo che il modulo riuscirà a sopravvivere alle altissime temperature cui sarà sottoposto in atmosfera, ma data la vicinanza di atterraggio alle aree interessate dalla guerra e soprattutto data dal fatto che i talebani non siano proprio entusiasti dell’esplorazione spaziale, è probabile che un rientro su trerraferma non dia risultati migliori di un impatto in pieno Oceano.
La sonda russa Phobos Grunt dovrebbe precipitare sulla Terra il 14 Gennaio
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