Prevenzione, perché è possibile sapere quali sono le tante areeinstabili del territorio, potenzialmente passibilidi una riattivazione franosa o di un collasso. Più difficile fare previsioni temporali senza adeguati sistemi di monitoraggio e allerta in loco; di previsione e di metodologie per la previsione parleremo in un altro articolo. Qui parliamo di prevenzione, ovvero di ciò che è possibile fare per conoscerele aree potenzialmente più instabili e disincentivareil loro insediamento. In generale il concetto di “Pericolosità” di un territorio a rischio di frana si compone di due aspetti: uno spaziale e l’altro temporale; si tratta di rispondere alla domande della probabilità deldove (spaziale) e del quando (temporale).
Ma come conoscere le aree dove la probabilità(spaziale) è più elevata? Fino agli anni 1970-80 la comunità scientifica, sia nazionale che internazionale, pensava che la valutazione della pericolosità su vasta scala, ovvero quella trasferibile su una mappa, si poteva ottenere incrociando alcuni parametri, come l’acclività dei versanti a confronto con la giacitura degli strati o con la natura del terreno. Si trattava di considerazioni basate su criteri logici: criteri che individuavano soglie o intervalli di valori per i quali la distribuzione delle frane era più frequente e, per cui –se un sito si trovava in quelle condizioni di acclività e di parametri associati- si riteneva che -anche se in assenza di frane- era ivi più alta la probabilità che esse si potessero verificare. Ma poi ci si è accorti, con l’aumento degli studi e con i confronti tra cartografie esistenti e nuove frane, che in molti casi non era così e che la problematica è più complessa. Ci si è accorti che era possibile una modellazione qualitativa più spinta e che tale probabilità dipende sia dal tipo di pogge che dal tipo di frane.
Una modellistica per le frane: Ci si è accorti che a seguito di piogge intense e prolungate, le nuove frane (in siti che non avevanoalcun segno morfologico di eventi preesistenti), così come le frane al loro ultimo stadio (quelle che si esauriscono per il collasso totale delle masse instabili), sono solo unapercentuale molto bassarispetto altotale delle frane mobilizzatedall’evento piovoso;mentre queste ultimesono costituite darimobilizzazioni di frane preesistenti, generalmente profonde (da qualche metro a decine di metri). Mentre a seguito di piogge intense ma di breve durata i rapporti si invertono e le frane prevalenti sono di nuovo innesco ed essenzialmente di tipo superficiale (inferiori ai 3 metri). Quindi nel primo caso la pericolosità è connessa con frane già esistenti; specie quelle particolarmente attive e sensibili ad eventi destabilizzanti anche lievi. Nel secondo caso invece, anche se vi sono zone ricorrentemente soggette, ha senso anche un approccio parametrico legato ai predetti criteri logici, individuati sul territorio in un evento destabilizzante di riferimento e che serve per la taratura del modello di probabilità spaziale. E’ anche vero che, per grandi linee, la problematica spaziale è connessa con quella temporale. Un paragone può aiutarci a capire come la modellistica del dove è in qualche modo legata a quella del quando. Occorre pensare che l’insieme delle frane su un territorio è come una popolazione che lì nasce, vive e muore; ma dove ci sono gruppi etnici diversi più o meno longevi. La longevità della frana è legata alla sua complessità strutturale e, quindi, anche alla sua profondità: più essa è difficile a rompersi e a degradarsi, o a scivolare su un suo piano interno, e più eventi stressanti (piogge o sismi ricorrenti) saranno necessari; e quindi più tempo occorrerà perché, dal suo primo manifestarsi (nascita) giunga progressivamente alla rottura totale (morte). Quindi a frane superficiali corrisponde una vita breve (spesso si formano e si esauriscono in un solo evento); mentre a frane profonde corrisponde una vita molto più lunga, che si snoda attraverso vari episodi di rimobilizzazione: più si avvicina alla fine, più frequentemente e più intensamente si muove a parità di stimoli. La distinzione tra frane attive(ricorrentemente soggette a movimenti) e frane quiescenti(frane avvenute nel passato ma che non danno segni di vita da molto tempo) diventa così di fondamentale importanza per la valutazione della pericolosità (sinonimo di attività franosa). Distinzione che è affidata all’esperienza del geologo rilevatore (geomorfologo), ma che non sempre è così semplice da fare, specie in mancanza di manufatti.
Ma come fare per avere mappe dei movimenti franosi sulla base di dati oggettivi di monitoraggio?
Le tecnologie satellitari DiffSAR, le cui prime applicazioni sulle frane in Italia risalgono al 1996 (1), sulla frana di Contrada Torazza, Randazzo (CT), in notevole evoluzione grazie anche ai recenti satelliti messi in orbita, forniscono uno strumento nuovo e fino a qualche tempo fa, assolutamente impensabile. Applicando le leggi della diffrattometria e avendo una “visione” del suolo da due punti diversi è possibile calcolare la posizione (essenzialmente in quota) dei pixel di osservazione in cui è diviso il territorio e di monitorarla nel tempo rispetto ad un “punto base” di riferimento. Si tratta di tecnologie che possono essere migliorate e rese via via più affidabili e il cui risultato dipende anche dalla bontà dei dati a disposizione. In sintesi, se disponessimo di una cartografia delle frane e potessimo seguire la loro attività nel tempo all’interno di una stessa area, soggetta agli stessi eventi, allora potremmo capire quali sono le frane più attive e quali meno, e con quale intensità e frequenza si rimobilizzano; consentendo in tal modo di trarre indicazioni per generiche valutazioni di pericolosità su vasta scala (con implicazioni di natura sia spaziale che temporale). Una importante applicazione territoriale di tali tecniche è avvenuta in Calabria, nell’ambito di un progetto interregionale europeo (progetto RISCMASS; 2004-2006), dove sulla stessa area campione e a seguito della frana di un centro abitato (Cavallerizzo, nel febbraio 2005; vedasi articolo), si sono incrociate elaborazioni diverse (Università di Firenze e Università di Napoli) e dati sulla franosità a terra (CNR-IRPI).
Il progetto interregionale europeo RISCMASS, di cui la Regione Calabria è stata Capofila (http://www. riscmass.eu; P.I.C. INTERREG III B – Mediterraneo Occidentale), ha raggiunto in Calabria due importanti obiettivi nella gestione del rischio di frana: La messa a punto di una nuova metodologia di valutazione su larga scala dei siti più pericolosi, al fine di una più efficace azione di prevenzione per interventi tempestivi e mirati. L’analisi di fattibilità per la realizzazione di un sistema assicurativo con fini di responsabilizzazione individuale e mutualità. Con riferimento al primo obiettivo, l’uso di tecnologie satellitari ha consentito di monitorare le velocità dei siti instabili. Il confronto delle velocità all’interno di una popolazione franosa costituita da circa 700 fenomeni (area test di 100kmq, in sinistra della Valle Crati), realizzato su situazioni geologiche e geomorfologiche le più disparate, ha dimostrato l’efficacia delle metodologie di analisi utilizzate. Inoltre la distribuzione di “Indici di attività franosa” su un gruppo di frane innescate nel corso delle prolungate piogge del gennaio-febbraio 2005 ha permesso di individuare la relazione tra tali indici e la probabilità di collasso. Per cui le metodologie messe a punto consentono di indicare, su basi oggettive e probabilistiche, la pericolosità dei siti instabili, molto prima di una loro possibile rottura. I dati raccolti e le metodologie messe a punto sono state di valido aiuto nel qualificare la pericolosità di un centro abitato che è franato nel marzo del 2005 (Cavallerizzo, nel comune di Cerzeto). A seguito di tale evento e della conseguente Ordinanza Ministeriale (OPCM 3427del 29 Aprile 2005 e OPCM 3472 del 21 ottobre 2005) la Protezione Civile Nazionale ha stabilito con la Regione Calabria un rapporto di collaborazione sinergica, che ha utilizzato i dati e le metodologie del progetto Riscmass per la caratterizzazione della pericolosità dei centri abitati limitrofi a Cavallerizzo, tutti ricadenti nell’area test del progetto, e interessati dai predetti OPCM. I risultati ottenuti suggeriscono nuove iniziative nel settore (costituzione di una Agenzia Regionale; ad oggi non realizzata), con l’intento di creare un servizio di monitoraggio regionale e di aggiornamento dinamico di sistema informativo geografico su scala regionale, sia a fini PAI sia in funzione di una più efficace gestione dell’emergenza a fini di Protezione Civile. Con riferimento al secondo obiettivo sono stati analizzati gli aspetti normativi, economici e di opinione nell’area test progettuale. Dai risultati ottenuti è emerso, sul piano puramente quantitativo e con riferimento a possibili “premi teorici puri”, che un sistema assicurativo sul rischio di frana è praticabile anche in un’area molto dissestata, soprattutto se basato su criteri estesi ed obbligatori, in modo da contenere i premi. Ciò assume particolare valenza soprattutto in considerazione dei risultati ottenuti sull’edificato in frana e, quindi, sia a fini disincentivanti che di mutualità.
Vedasi allegati:
Bibliografia
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ELENCO DEI PRODOTTI CNR REALIZZATI PER LA PROTEZIONE CIVILE (Emergenza nel territorio del Comune di Cerzeto) E INTERAGENTI CON IL PROGETTO EUROPEO INTERREG IIIb – MEDOCC “RISCMASS”
Reali C. (2006). Rete GPS dei Centri Abitati a Rischio dell’Ordinanza Cerzeto – CNR-IRPI
Rizzo V. (2005). Relazione del sopralluogo sul dissesto idrogeologico nel Comune di Cerzeto (Località Cavallerizzo) – Primo elaborato (marzo 2005). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile prot. n. DPC/PRE/0013944 – CNR-IRPI
Rizzo V. (2005). Relazione del sopralluogo sul dissesto idrogeologico nel Comune di Cerzeto (Località Cavallerizzo) – Secondo elaborato (aprile 2005). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile prot. n. DPC/PRE/0013944 – CNR-IRPI
Rizzo V. (2005). Relazione del sopralluogo sul dissesto idrogeologico nel Comune di Cerzeto (Località Cavallerizzo) – Descrizione dei movimenti franosi nella frazione di Cavallerizzo ed aree limitrofe (maggio 2005-giugno 2005). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile prot. n. DPC/PRE/0013944 – CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Caloiero T., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S. (2005). Indagine Storica – Indagini geognostiche – Relazione sulla pericolosità nel Centro Abitato di Cavallerizzo. Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0032932 del 21/06/2005 – CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Procedure utilizzate). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Cervicati). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Cerzeto). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Lattarico). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Mongrassano). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Rota Greca). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di San Benedetto Ullano). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di San Marco Argentano). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di San Martino di Finita). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Comune di Torano Castello). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Primo elaborato – febbraio 2006. CNR-IRPI
Rizzo V., Petrucci O., Calendino A., Caruso P., Curcio G., Casalinovo R., Ferraro M., Micieli M., Soleri S., Iodice A. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi. Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. Elaborato finale – ottobre 2006. CNR-IRP
Rizzo V., Micieli M., Magliocco G., Veltri P., Ferraro V., Severini S. (2006). Esecuzione di un programma di studio finalizzato all’analisi della pericolosità di Cerzeto e dei Comuni limitrofi (Proposta per una rete di sorveglianza dei centri abitati di S. Martino di Finita e Rota Greca). Incarico del Dipartimento di Protezione Civile AFI/0060807 del 05/12/2005. CNR-IRPI