Sciame sismico sul Pollino: la popolazione è preoccupata

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Uno scorcio del Pollino

Uno sciame sismico in atto da settembre nella zona del Pollino, al confine tra la Basilicata e la Calabria, sta preoccupando la popolazione. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha pubblicato oggi un aggiornamento scientifico sulla situazione. Dalla fine di settembre ad oggi, nella regione del Pollino tra i Comuni di Mormanno (Cosenza) e Rotonda (Potenza) e’ confermata una sequenza sismica di tipo ”a sciame”. Tre terremoti hanno avuto magnitudo maggiore di 3.0: il primo (3.6) e’ avvenuto il 23 novembre ed e’ quello piu’ forte registrato; il secondo (3.3) e’ avvenuto il 1° dicembre; il terzo (3.2) e’ avvenuto il 2 dicembre. Il numero complessivo degli eventi localizzato nell’area e’ di 513. ”Il numero medio di terremoti nelle scorse settimane – rileva l’Ingv – e’ stato di circa 15-20 terremoti al giorno e l’apparente aumento del numero dei terremoti a partire dai primi giorni di dicembre e’ legato alla recente installazione di nuove stazioni sismiche nell’area per ottimizzare il monitoraggio in tempo reale che ha sensibilmente abbassato la soglia di detezione dei terremoti”, tanto che l’aumento delle rilevazioni ”avviene a magnitudo inferiori a 2.0 mentre rimane abbastanza costante per terremoti con magnitudo maggiore di 2.0”. Il Centro Nazionale Terremoti, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Universita’ della Calabria, ha potenziato il sistema di monitoraggio dell’area installando tre nuove stazioni che trasmettono il dato in tempo reale alla sala di monitoraggio di Roma. Sono state installate nell’area anche alcune stazioni che registrano in modalita’ locale.

”L’andamento spaziale degli ipocentri – rileva ancora l’Istituto – conferma che la sismicita’ si concentra in una zona lunga circa dieci chilometri in direzione anti-appenninica e circa 5-8 in direzione appenninica (parallela alla catena)”. L’area in questione e’ classificata ad alta sismicita’ (zona sismica 2). La Protezione civile ”consapevole della maggiore sensibilita’ e attenzione che gli abitanti dell’area del Pollino stanno dimostrando in questo momento – si legge in un comunicato – ha potenziato il programma ordinario di attivita’ di informazione alla popolazione, di verifica degli edifici pubblici e dei piani comunali di protezione civile. In tali situazioni, infatti, non si tratta di tranquillizzare la popolazione ma di responsabilizzarla, mettendola nella condizione di conoscere il rischio che insiste sul territorio che abita per poterlo gestire nel miglior modo possibile, sia nelle fasi di una eventuale emergenza, sia in ordinario attraverso serie politiche di prevenzione”. Per coinvolgere attivamente i cittadini, lo scorso ottobre, insieme all’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenza (Anpas), in sette piazze italiane (tra le quali Potenza e Cosenza), il Dipartimento ha promosso la campagna di sensibilizzazione e informazione ai cittadini sul rischio sismico, ”Terremoto – Io non rischio”.

”La mappa di pericolosita’ e la classificazione sismica – ribadisce il Dipartimento di protezione civile – indicano quali sono le aree del nostro Paese interessate da un’elevata sismicita’, e quindi dove e’ piu’ probabile che si verifichi un terremoto di forte intensita’ ma non possono stabilirne il momento ne’ il luogo. Lo studio delle sequenze sismiche, come quelle in atto nell’Appennino calabro-lucano, non consente di fare ipotesi sulla possibilita’ che si verifichi o meno una scossa piu’ forte, che possa produrre seri danni e crolli. A oggi, infatti, non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza per prevedere il tempo e il luogo esatti in cui avverra’ un terremoto e la mappa di pericolosita’ sismica e’ tuttora lo strumento piu’ efficace che la comunita’ scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione. La prevenzione, che si realizza principalmente attraverso la riduzione della vulnerabilita’ sismica delle costruzioni, ovvero il rafforzamento delle costruzioni meno resistenti al sisma, resta la migliore difesa dai terremoti e l’unico modo per ridurne le conseguenze immediate”. ”In Italia – conclude la Protezione civile – la rete sismica nazionale registra piu’ di 10.000 terremoti ogni anno, mediamente trenta al giorno, che non e’ possibile prevedere. Per questo e’ importante essere consapevoli del livello di pericolo del territorio e informarsi su come sono costruiti gli edifici in cui viviamo, studiamo e lavoriamo, e sulla loro conseguente vulnerabilita’ sismica”.

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