Lo sciame sismico che in questi giorni sta interessando il Pollino preoccupa non poco la popolazione della Basilicata meridionale e della Calabria. L’Ingv ha installato 4 nuovi sismografi per monitorare la situazione, ma ancor più preoccupanti sono le parole che in questi giorni tornano ossessivamente alla mente di chi le ha ascoltate in diretta, nel 2008, quando Enzo Boschi, che è stato il Presidente dell’Ingv dal 29 settembre 1999 all’11 agosto scorso, spiegava alla stampa che “abbiamo studiato tutte le faglie attive della Penisola, ossia quelle che possono originare terremoti, e il risultato è che, entro trent’anni, tra la Campania meridionale e la Calabria vi siano le condizioni perché si verifichi un grande terremoto. Il terremoto che colpirà il Sud Italia non riguarderà la regione dello stretto di Messina. Gli studi dicono che in quell’area, tra un terremoto e l’altro passano millenni. Un lasso di tempo che non è ancora trascorso dall’ultima violenta scossa“.
La notizia venne diffusa in concomitanza di un importante annuncio dell’Us Geological Survey, che dopo lunghi anni di studi riscì a “prevedere” il “big-one” della California formulando l’ipotesi che tra il 2028 e il 2038 nel sud dello Stato californiano, quello che si trova sulla faglia di Sany’Andreas,si abbatterà un terremoto di almeno 6,7 gradi della scala Richter, simile a quello che colpì Northridge nel 1994 quando morirono 72 persone e ci furono danni per 25 miliardi di dollari.
Secondo i ricercatori statunitensi le probabilità che ciò avvenga sono addirittura 97 su 100. “Abbiamo potuto avanzare questa previsione elaborando tutte le possibili informazioni geologiche e storiche della regione, le caratteristiche di tutte le fratture attive che formano la “faglia di Sant’Andreas” e i movimenti del suolo che con estrema precisione otteniamo attraverso i satelliti Gps“, disse in quei gorni Thomas Jordan, direttore del Southern California Earthquake Center. L’ultimo devastante terremoto che ha colpito il nord della California è stato il violento sisma che nel 1906 ha distrutto San Francisco. Secondo gli ultimi studi degli esperti, infatti, le zone che hanno avuto forti terremoti negli ultimi 100-120 anni non dovrebbero avere nei prossimi anni forti scosse sismiche, mentre invece bisogna concentrare le attenzioni sulle aree che non subiscono forti scosse da molti secoli, perchè lì da tanto tempo si accumula energia che prima o poi dovrà sfogarsi.
Stesso discorso vale quindi per l’Italia. E tra il bacino del Mercure e la faglia di Castrovillari-Frascineto, di forti terremoti non ce ne sono da tempo. Per questo gli esperti dell’Ingv stanno focalizzando lì le loro attenzioni visto l’attuale sciame sismico. Una situazione da non sottovalutare.
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