La domanda potrebbe sembrare stupida, ma se ci si riflette un po’ forse la risposta assume contorni meno netti.
La definizione classica è quella di una nube a contatto del suolo. E siamo a una parte di risposta. In effetti la nebbia, ma questa per molti potrebbe già essere una sorpresa, è una nube. Allora non stupiscono nemmeno le nevicate e le pioviggini che può generare. Le nevicate di questi giorni sono state chiamate chimiche. Non credo che si debba necessariamente ricorrere a questo termine, anche se è evidente che nelle aree inquinate è rilevantissimo il contributo dei nuclei di condensazione offerti dalle particelle in sospensione al realizzarsi di questo fenomeno. Dalle mie parti (Provincia di Pavia) sono conosciute le nevicate che avvengono presso un importante raffineria quando c’è molta nebbia, tanto da creare un vero effetto neve al suolo.
Abbiamo parlato della nebbia al suolo come di una nube. A maggior ragione possiamo chiamarla tale quando, come spesso accade, alla genesi presso il suolo segue un innalzamento che può giungere in casi estremi oltre i 1000 metri di quota. Ma in questo caso a mio avviso, pur trattandosi di una nube “senza se e senza ma”, possiamo ancora parlare di nebbia, e possiamo farlo conoscendo la genesi di questo fenomeno. Un fenomeno ben osservabile dal satellite, che come ho già avuto occasione di dire disegna i contorni delle aree più basse, un fenomeno, soprattutto, che si genera in condizioni anticicloniche e di scarsa ventilazione. E’ sufficiente un radiosondaggio per verificare a quale quota si attesti lo strato nebbioso, dalle discontinuità in umidità e temperatura, e valutare dove dirigersi per attraversarlo. Ciò che ho fatto la notte scorsa, quando la discontinuità nel sondaggio atmosferico mi ha permesso di capire dove avrei dovuto dirigermi, all’incirca sui 450 metri di quota. Puntualmente, eccomi di fronte a un paesaggio lunare: galaverna di diversi centimetri, segno che la nebbia era precedentemente stata a quota leggermente più elevata, una splendida stellata, protetto dalla Luna ancora sotto l’orizzonte e dalla nebbia stessa, che spegneva a mio favore il terribile inquinamento luminoso. Ancora una volta, un aspetto inconsueto di un fenomeno tutto sommato dato un po’ troppo per scontato.