Finalmente lo possiamo dire, l’inverno è arrivato, seppur con un mese di ritardo. Meglio tardi che mai. I primi effetti della frantumazione del vortice polare, a seguito dell’intenso “forcing” aleutinico e dello “Stratwarming”(forte riscaldamento stratosferico) in azione sulla regione artica, si iniziano a fare sentire anche sul vecchio continente, come sul nord America. Attaccato fin dentro casa il vortice polare, ormai in piena crisi, si è spezzato in almeno tre grandi lobi principali che si vanno ad attestare, rispettivamente, tra l’area canada-groenlandese, l’estremo oriente siberiano e nel cuore della Russia europea, causando dei sensibili raffreddamenti nelle suddette aree per lo scivolamenti dei noccioli di aria gelida di diretta estrazione polare (provenienti dalla Calotta Artica), mentre lungo il mar Glaciale Artico l‘aumento dei geopotenziali in quota, indotto dal forte riscaldamento stratosferico, favorirà la costruzione di un campo anticiclonico che agevolerà la discesa delle masse gelide presenti sopra la Calotta polare verso latitudini più meridionali. Uno di questi lobi, nei giorni scorsi, è scivolato verso la Svezia centrale e la Finlandia, attraverso un profondo vortice ciclonico, con minimo barico al suolo stimato sotto i 980 hpa. Tale area ciclonica è stata supportata in quota da un nocciolo particolarmente gelido, caratterizzato da isoterme sotto i -40° -42° alla quota di 500 hpa e da gepotenziali che sono scesi al di sotto dei 480 Dam (nella media troposfera), quando basta per apportare un sensibile raffreddamento e un po’ di neve in tutta l’area scandinava e baltica, dove per la prima volta, in questa stagione invernale, si sono aperti i rubinetti dell’Artico.
La profonda area ciclonica, che rappresenta uno dei grandi lobi del vortice polare ormai andato in pezzi, ben strutturato in quota con l’annesso nocciolo gelido sui -40° a 500 hpa, tra la giornata odierna e quella di domani si sposterà verso l’estremo settore occidentale della Russia europea, la Bielorussia e l‘Ucraina, favorendo al contempo la discesa di un primo fiume di aria molto fredda, con isoterme prossime ai -8° -10° alla quota di 850 hpa, che dal mare di Barents si fionderà verso la penisola Scandinava e il mar Baltico, investendo in seguito anche la Polonia e i paesi dell’Europa centro-orientale e Balcani, tramite intensi venti da N-NO che spireranno con forza tra il golfo di Botnia e il mar Baltico, con raffiche superiori ai 70-80 km/h nei punti maggiormente esposti, come sulla costa settentrionale dell’isola di Gotland. Seguendo le ondulazioni del getto polare l’aria gelida di matrice artica si catapulterà nel cuore del vecchio continente, insinuandosi lungo il bordo orientale del promontorio anticiclonico di blocco, con massimi sui 1030 hpa, che si posizionerà tra l’Europa occidentale, le isole Britanniche e il mar del Nord. Le gelide correnti artiche, entro domenica, invaderanno tutta la regione balcanica, arrivando fino alla Grecia, il mar Egeo e sul settore centro-occidentale della Turchia, dove si verificherà un autentico tracollo dei valori termici. In qualche caso si perderanno anche -8° -10° rispetto alle temperature archiviate nei giorni scorsi. In alcune aree dell’Europa centro-orientale, come sulla regione carpatico-danubiana, si potranno registrate temperature minime sui -10°, localmente anche -15° in pianura.
Le Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), la Polonia, la Bielorussia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ucraina saranno le prime nazione ad essere interessate dal notevole abbassamento dei valori termici, che si porteranno su valori ampiamente negativi. Ma il freddo lo si percepirà molto bene anche sull’area danubiana, su tutti i Balcani e la regione dei Carpazi, dove peraltro arriveranno pure deboli nevicate fino al piano. Le gelide correnti settentrionali che scivolano lungo il ramo discendente della saccatura artica, in allontanamento verso l’estremo est dell’Europa, daranno luogo anche a delle nevicate, in genere di debole e moderata intensità, che interesseranno le Repubbliche Baltiche, la Polonia, la Bielorussia, l’ovest dell’Ucraina e il nord della Romania. La neve si vedrà pure nell’area balcanica e fino a basse quote anche sulla Turchia occidentale. Nella giornata di lunedi i freddi venti da Nord raggiungeranno anche il mar Nero, umidifincandosi e addensando una fitta nuvolosità da “stau” sulle coste settentrionali della Turchia, dando la stura a nevicate fino a quote di bassa collina lungo le montagne del Ponto. Nella prossima settimana, dopo l’affondo freddo, su tutta l’Europa orientale e sui Balcani si isolerà una grossa laguna di aria molto fredda che in un secondo momento, trovando la configurazione barica congeniale sul Mediterraneo centrale, potrebbe riversarsi sul nostro paese, generando un sensibile raffreddamento, con nevicate fino a bassissima quota, per non dire al piano o sulle coste.
Anche sul nord America lo “split” del vortice polare ha portato i suoi effetti; prime nevicate sul Middle-West
Come anticipato anche oltreoceano l’inverno da segnali di risveglio dopo il prolungato letargo. Tutto merito dello “split” del vortice polare che si è spezzato, in vari lobi, a seguito dell’intenso “Stratwarming” che sta investendo l’Artico. Uno di questi lobi è sceso sull’area canada-groenlandese, dove si è isolato un profondo vortice depressionario, con un nocciolo gelido sotto i -40° a 500 hpa, che ha propagato una propria saccatura che dall’artico canadese orientale si è spinta fino al Middle-West, andando a scavare, nei pressi dei grandi laghi, una profonda circolazione depressionaria secondaria, con un minimo al suolo sui 985 hpa. Questa profonda area ciclonica secondaria nella giornata di ieri si è allontanata verso il sud del Quebec pilotando un intenso nucleo di aria gelida verso il Middle-West che ha determinato un forte abbassamento delle temperature, accompagnato da fitte nevicate e rovesci nevosi, a tratti esaltati anche dal fenomeno del “Lake Effect”. La neve, seppur tardivamente, è tornata ad imbiancare stati come lo Iowa, l’Illinois, il Wisconsin, il Michigan, dove ha cagionato ingenti disagi, soprattutto al traffico aeroportuale e stradale. Anche la città di Chicago ha visto la prima vera nevicata di questo inverno. Ben più intense sono state le nevicate che hanno colpito il Canada centro-orientale, in particolare gli stati dell’Ontario e del Quebec, dove gli accumuli al suolo variano dai 15 cm ai 30-40 cm, con apporti localmente superiori. Tra il pomeriggio odierno e la giornata di domani la profonda area ciclonica si allontanerà verso nord-est, risalendo le coste orientali canadesi fino alla penisola del Labrador e allo stretto di Davis, andando rapidamente ad approfondirsi fino a divenire un profondissimo ciclone extratropicale con un minimo pronto a scendere al di sotto dei 960 hpa. Il profondo vortice di bassa pressione richiamerà anche impetuosi venti dai quadranti occidentali che sferzeranno tutto il Canada orientale, in particolare le coste del Labrador e Terranova.