Due anni fa il terremoto di Haiti, la ricostruzione procede lentamente

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A due anni esatti dal terremoto che il 12 gennaio 2010 ha devastato Haiti, causando la morte di piu’ di 200.000 persone, i segnali di ripresa nel piccolo stato caraibico sono deboli e il processo di ricostruzione procede lentamente. Il Palazzo Nazionale, il Parlamento e i principali edifici della capitale Port au Prince si presentano ancora in rovina, gli sfollati costretti a vivere nelle tendopoli sono centinaia di migliaia, l’epidemia di colera diffusasi alla fine del 2010 ha inflitto un’ulteriore colpo di grazia alla popolazione haitiana, uccidendo circa 7.000 persone. Uno dei pochi progetti di risanamento pubblico e’ stato realizzato nella cittadina settentrionale di Limonade: un campus universitario costruito con l’aiuto della vicina Repubblica Dominicana. Ma, come ha dichiarato Michele Striffler, esponente del Parlamento europeo che ha recentemente visitato Haiti, ”i progressi fatti verso la ricostruzione sono ben lontani dall’essere soddisfacenti, rallentati da numerose difficolta’ amministrative”. Il deputato europeo ha messo in discussione l’efficienza della Commissione ad interim per la ricostruzione di Haiti (Cirh), comitato internazionale co-presieduto dall’ex-presidente americano Bill Clinton, la cui presenza indebolirebbe l’azione delle istituzioni locali. L’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (Usaid), che ha contribuito alla rimozione delle macerie e all’assegnazione di allogi per i senzatetto, afferma di aver contribuito a ridurre il numero degli sfollati da 1 milione e mezzo subito dopo il terremoto ai circa 500.000 di oggi. ”Sono ancora troppi”, ha dichiarato Mark Feierstein, assistente amministratore di Usaid per l’America Latina e i Caraibi. ”Ma non si puo’ pretendere che il paese piu’ povero del mondo, devastato da un sisma simile, possa essere ricostruito del tutto in uno o due anni”.

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