Negli ultimi giorni si sono susseguiti eventi sismici lungo il margine settentrionale e meridionale della Pianura Padano-veneta, area già nota per la sismicità. Per fortuna finora si è trattato di eventi non distruttivi.
I sismologi hanno ripetutamente affermato che i terremoti si sono originati e continuano a verificarsi lungo la zona di collisione tra la placca Africana e quella Europea; in particolare le due zolle si scontrano da alcuni milioni di anni e la zolla africana si infila sotto la Pianura Padana lungo il bordo appenninico mentre la zolla europea si infila sotto la Pianura padano-veneta lungo il margine alpino.
Il risultato morfologico, più evidente, dello scontro prolungato è stato il sollevamento della catena appenninica e di quella alpina comprese ampie fasce di pianura ai lati della zona di collisione continentale. Solo la parte centrale orientale della pianura, a causa delle deformazioni crostali connesse allo scontro continentale, è stata ed è interessata da un continuo, lento e progressivo abbassamento.
Come è normale che accada in queste situazioni i giornalisti chiedono quale potrà essere l’evoluzione della sismicità.
Correttamente gli esperti affermano che è imprevedibile.
Dobbiamo ricordare che, in pratica, è come se si chiedesse ad un esperto di esprimersi sull’evoluzione di un fenomeno senza avere la possibilità di accertare direttamente lo stato del corpo geologico entro il quale si sta manifestando una instabilità tettonica a profondità di diversi chilometri.
E’ come se un esperto fosse chiamato per accertare lo “stato di salute” di un edificio che emette scricchiolii e manifesta anche qualche lesione esterna. L’esperto, però, deve pronunciarsi senza poter verificare la struttura nella parte interna dalla quale provengono gli scricchiolii.
A questo punto è come se si chiedesse all’esperto se l’edificio può crollare oppure no? Di fronte all’impossibilità di verificare la parte interna della struttura il tecnico responsabile può solo affermare che vi sono possibilità che l’edificio crolli o che non crolli.
“Non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento; oggi non ci sono strumenti per fare previsioni e qualunque previsione non ha fondamento scientifico“.
Tutti ci auguriamo che la sismicità termini rapidamente ed in maniera indolore! E’ evidente che una valida difesa dai terremoti è rappresentata esclusivamente dalle adeguate costruzioni antisismiche!
Come è scientificamente accertato la causa dei recenti sismi della pianura Padano-veneta è da attribuire alla placca africana che da tempo e lentamente tende a spostarsi verso nord determinando una collisione con la placca europea. Lungo la fascia interessata dallo “scontro” (margine nord e sud della pianura padano-veneta, margine orientale e zona centrale dell’Appennino, zona garganica e iblea) avvengono lente ma significative deformazioni che periodicamente originano terremoti tettonici di diversa potenza.
Finchè le due placche non si incastreranno definitivamente, fondendosi in una unica zolla, continueranno gli eventi sismici. E’ evidente che ci vorrà molto tempo!
Sintetizzando, la causa della sismicità deriva dallo spostamento verso nord della placca africana. Ne discende che la causa ha palesi origini “extracomunitarie”!
Ma se l’Africa tornasse indietro e non rompesse più le scatole alla zolla Europea che succederebbe? Finirebbero i terremoti?
La lega si tranquillizzi! Se gran parte della pianura Padano-veneta è oggi terra emersa lo si deve al sollevamento causato dalla compressione Africa-Europa.
Se l’Africa tornasse verso sud ci sarebbe un progressivo rilassamento con molto probabile abbassamento della pianura con conseguente sommersione di gran parte delle terre tanto care agli italiani e in parte anche ai leghisti.
Parte dei leghisti non ci crederà ma la Pianura Padano-veneta rappresenta un chiaro esempio di terra derivante dalla “dialettica tettonica” interrazziale; senza l’Africa sarebbe un golfo Padano-veneto!