Ancora una volta il vortice canadese torna sui suoi passi mettendo il bastone fra le ruote alla stagione invernale, che pur fra numerose difficoltà, sta cominciando ad affermarsi sul vecchio continente. Come avevamo preannunciato nei giorni scorsi il “forcing” esercitato dall’anticiclone delle Aleutine, sul Pacifico settentrionale, e lo “Stratwarming”, ossia l’intenso riscaldamento stratosferico sopra l’Artico, avevano messo in grosse difficoltà il vortice polare che di conseguenza si è frantumato in tre grandi lobi (o noccioli) principali che si sono posizionati tra l’area canada-groenlandese, la Russia europea e l’Europa orientale e l’estremo oriente siberiano. Tale fase di destabilizzazione del vortice polare, che ha aperto le porte dell’Artico tra il nord-america e l’Europa, dove si sono realizzate le prime vere nevicate di stagione, non sarà cosi prolungata come si ipotizzava all’inizio. Lo “Stratwarming” in atto sulla regione artica non sarà particolarmente intenso da favorire la propagazione dell’aria calda dalla stratosfera alla parte più alta della troposfera. Ciò agevolerà notevolmente il vortice polare che, rimanendo sempre spezzato in più lobi, manterrà il proprio baricentro a ridosso del circolo polare. Uno dei principali noccioli di aria gelida si sta andando a ricompattare proprio sopra l’Artico canadese, dove è in corso un vistoso raffreddamento, con isoterme sotto i -30° alla quota di 850 hpa (in alcune località si scenderà sotto il muro dei -40°), che andrà ad alimentare l’attività del vortice canadese che tornerà più forte di prima, influenzando direttamente l’andamento della “corrente a getto” nell’alta troposfera e il futuro della stagione invernale sul vecchio continente. Notevoli pure i valori dei geopotenziali in tutto l’Artico canadese che scivoleranno sotto i 480 Dam, ai limiti del fondoscala. L’affondo di questa immensa lacuna di aria gelida sopra l’Artico canadese favorirà lo sviluppo e l’approfondimento di una ampia circolazione depressionaria, con minimo principale, posizionato sopra i territori del Canada nord-occidentale, che fungerà da regia ad altre profonde aree cicloniche secondarie che dalla penisola del Labrador e da Terranova si spingeranno in direzione dell’Atlantico settentrionale e dell’Islanda, causando delle tempeste di vento dai quadranti occidentali che dalle coste canadesi orientali si propagheranno sino all‘Islanda, mentre furiosi venti dai quadranti nord-orientali, messi in moto da un fortissimo “gradiente barico” generato da un robusto anticiclone dinamico collocato con massimi di oltre 1050 hpa sullo stretto di Bering, sferzeranno tutta la zona artica.
Purtroppo l’intensa attività ciclonica in sede sub-polare, riconducibile al vortice canadese, darà del filo da torcere all’alta pressione delle Azzorre (anticiclone oceanico) che con i propri elementi, trovandosi la strada sbarrata dai profondi cicloni extratropicali, non potrà ergersi verso le alte latitudini e la Groenlandia, per mettere su le basi per la formazione del famoso “blocking” in mezzo all’oceano. Inoltre la presenza di importanti anomalie termiche negative delle acque superficiali atlantiche, nel tratto antistante le coste dell’Africa occidentale, inibiranno lo sviluppo della cella anticiclonica sub-tropicale che funge da radice al blocco anticiclonico che solitamente si alza sul nord Atlantico. Di conseguenza l’anticiclone delle Azzorre, uno dei principali protagonisti di questa stagione invernale, sarà costretto a rimanere relegato con il proprio “Centro d’Azione” davanti la Spagna e le coste portoghesi, con massimi barici al suolo prossimi ai 1038-1040 hpa. Tale situazione di stallo persisterà per buona parte della prossima settimana, condizionando non poco l’andamento meteo/climatico su buona parte del continente europeo e sul Mediterraneo. Nonostante l’influenza negativa del vortice canadese, che per ora impedirà all’alta pressione oceanica di spingersi in sede artica, il nostro paese, trovandosi lungo il bordo orientale della struttura anticiclonica, continuerà ad essere interessato da vari impulsi di aria fredda, con correnti dai quadranti settentrionali, che determineranno condizioni di instabilità sulle regioni centro-meridionali e sulle isole maggiori, mentre il nord, sottovento alla catena alpina con i venti da Nord e NO, ancora una volta verrà penalizzato dalle correnti favoniche che favoriranno un clima piuttosto secco e maggiormente stabile. Intanto in diverse aree del nord Italia già si iniziano a sentire gli effetti della scarsità di precipitazioni a causa del persistente regime altopressorio che va avanti da diverse settimane. Molti fiumi, tra cui il Po, sono in magra, e le precipitazioni continueranno a latitare anche nei prossimi giorni, fino a quando non si verificherà una vera svolta che sembra ancora lontana.