L’ambiente artico, secondo gli scienziati della NOAA, ha subìto un radicale cambiamento nelle sue condizioni; negli utlimi anni risulta più caldo e più verde, e la minor presenza di ghiaccio potrebbe essere la nuova normalità per l’emisfero Nord. Uno tra i segni più evidenti in corso sull’Artico è la diffusione di arbusti in tutta la tundra. Le immagini accoppiate qui accanto, mostrano un’area della tundra siberiana nei pressi del fiume russo Yenisey nelle estati del 1966 (a sinistra) e del 2009 (a destra). E’possibile notare come nei 43 anni che intercorrono tra la prima e la seconda immagine, gli arbusti abbiano colonizzato praticamente tutta la tundra nei dintorni dei laghi. Gerald Frost, studente di un dottorato di ricerca presso l’Università della Virginia, sta studiando il sito per capire come le caratteristiche della terra e come il tipo di suolo e la profondità del permafrost possano interagire con i cambiamenti climatici che stanno guidando l’ecocompatibilità dell’Artico. Il lavoro è in collaborazione con il suo consigliere, Howard Epstein presso l’Università della Virginia, e Donald Walker presso l’Università dell’Alaska. La tundra è spesso modellata con macchie concentriche di terra nuda, a volte chiamate “bolle del gelo”, che regalano il look maculato. Queste piccole aree permettono agli arbusti di colonizzare, presumendo che resistano alle gelate di stagione. Gli arbusti che generalmente riescono a crescere in quest’area sono gli Ontani, i quali presentano un vantaggio rispetto a quelli a bassa crescita; sviluppano infatti radici profonde che possono resistere maggiormente al gelo. Negli ultimi anni gli Ontani hanno approfittato al massimo di queste aree di terra nuda e delle estati più calde degli ultimi decenni. La conversione a questi alti arbusti determina dei cambiamenti delle funzioni dell’ecosistema. Le osservazioni provenienti da Europa, Alaska e Siberia hanno dimostrato come negli ultimi decenni le comunità vegetali come muschi, licheni e altre piante a crescita lenta stanno scomparendo sotto l’ombra creata dagli arbusti. La perdita di licheni, in particolare, potrebbe costituire un problema per i caribù e per le renne, che si alimentano da queste piante. Il passaggio dalla tundra alla macchia può colpire anche lo scioglimento del permafrost. In inverno, l’effetto isolante degli arbusti permette alla temperatura del sottosuolo di essere fino a 30 gradi più calda rispetto alla temperatura dell’aria. In estate, però, gli arbusti forniscono ombra, che tende a mantenere le temperature del suolo molto basse rispetto a quelle della tundra. Il risultato delle influenze in competizione ha implicazioni globali, così come lo scongelamento del permafrost può diventare un’altra fonte di biossido di carbonio atmosferico che andrebbe ad alimentare l’emissione di gas serra.