Sono meccanismi e movimenti, rileva Amato, che si stanno studiando da appena una ventina di anni, con stazioni sismiche e reti Gps. Alla luce di queste conoscenze, entrambe le aree sono considerate di pericolosita’ sismica medio-bassa. ”Il livello di pericolosita’ attribuito ad una zona – ha spiegato la sismologa Giovanna Cultrera, dell’Ingv – e’ quello rispetto al quale e’ opportuno essere preparati in qualsiasi momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di terremoti o sequenze”.
Il terremoto avvenuto oggi a Reggio Emilia e’ stato il piu’ forte dal 1996 nell’area compresa entro 30 chilometri dall’epicentro, ossia dai comuni di Brescello, Poviglio e Castelnovo di Sotto. Piu’ a Sud, invece, il 23 dicembre 2008 era avvenuto un terremoto di magnitudo 5.2, ad una profondita’ di 30 chilometri, confrontabile a quella del terremoto di oggi. Sia l’area del Veronese sia la zona di Reggio Emilia sono considerate a bassa pericolosita’ sismica, ma non sono nuove ai terremoti, come testimoniano le ricostruzioni basate sulle testimonianze storiche degli ultimi mille anni, che permettono di dedurre la violenza dei terremoti passati dalla documentazione dei crolli. Nella zona di Verona l’ultimo grande terremoto, confrontabile al decimo grado della scala Mercalli, era avvenuto nel 1117, e in generale in questa zona i terremoti sono piu’ rari ma hanno una potenza maggiore. Nell’area di Reggio Emilia, e soprattutto scendendo verso l’Appennino, le testimonianze storiche mostrano che i terremoti sono stati invece piu’ frequenti e meno violenti (i piu’ forti hanno avuto effetti che corrispondono all’ottavo grado della scala Mercalli). Il piu’ significativo in questa zona risale al 1832, con un’intensita’ fra il settimo e l’ottavo grado Mercalli. Come e’ accaduto per il terremoto di oggi, anche quel sisma e’ stato avvertito in un’area molto estesa, da Parma e Bologna a Milano e Torino, fino a Venezia e Verona, Pisa e Genova.