E’ salito a oltre 600 morti il bilancio degli ultimi dieci giorni di maltempo in Europa e nord Africa, con Italia e Balcani fra le zone piu’ colpite. In Ucraina le vittime del gelo sono state 136 e la situazione e’ in via di peggioramento con le temperature che nel fine settimana dovrebbero scendere a 30 gradi sotto zero. In Polonia sono morte 74 persone, 24 nella Repubblica ceca, 23 in Lituania, 10 in Lettonia, 3 in Slovacchia e una in Estonia. In Russia, dove le temperature vanno dai -22°C di Mosca ai -34°C in Iacuzia, nella Siberia orientale, il freddo ha ucciso almeno 110 persone dall’inizio dell’anno, 46 nel mese di febbraio. Ventitre le vittime nei Balcani del Sud, con oltre 70 mila persone isolate in Serbia, Croazia, Bosnia, Macedonia e Montenegro. In Romania dal 24 gennaio sono morte 41 persone, mentre in Bulgaria si sono registrati otto morti nel villaggio di Bisser. Il bilancio dei deceduti e’ salito a 16 in Ungheria, 5 in Austria e Francia, 4 in Germania. Nella zona occidentale del continente, i danni maggiori si sono avuti in Italia, con 40 morti dal 1 febbraio.
Le autorita’ serbe, alla luce del persistere dell’ondata di gelo nel paese, hanno decretato il divieto di navigazione sui fiumi Danubio, Sava e Tisa, che sono ormai ghiacciati. Il viceministro delle infrastrutture e dell’energia, Pavle Galic, ha detto che il suo dicastero effettuera’ un continuo monitoraggio della situazione per garantire la sicurezza del traffico fluviale e delle imbarcazioni. La navigazione, ha aggiunto, potra’ riprendere probabilmente entro una decina di giorni. Due rompighiaccio, ha detto Galic, sono in azione lungo il Danubio, un terzo verra’ impiegato nelle prossime ore.
L’Ucraina resta il Paese che piu’ di altri soffre l’ondata di freddo che da dodici giorni ha investito l’Europa e fatto circa 400 morti. Centinaia di auto sono bloccate nella penisola di Crimea e si contano almeno 131 morti, ma il quadro climatico rischia addirittura di peggiorare con l’arrivo della primavera, quando neve e ghiaccio accumulati si scioglieranno. Lo stesso timore e’ avvertito in gran parte delle regioni dell’est Europa, come la Bulgaria, dove il bilancio delle vittime e’ arrivato oggi alla cifra di 20 morti, tre in piu’ di ieri. Sofia ha chiuso il confine con la Romania, che a sua volta ha visto oggi morire assiderate altre tre persone, oltre le 38 dei giorni scorsi. Il Danubio, corso d’acqua che ha segnato e talvolta fatto la storia di questa parte del Vecchio Continente, e’ attraversato dai rompighiacci che cercano di aprire una strada lungo il percorso dalla Croazia alla Bulgaria. Il blizzard, ovvero il gelido vento del nord, ha provveduto a riunificare per qualche giorno le regioni della ex Jugolavia in un un quadro di devastazione. Nel sud della Croazia un centinaio di villaggi e’ da sei giorni isolato dal resto del mondo, ed eguale sorte e’ toccata a diversi villaggi vicino a Mostar, in Bosnia, e in Serbia. Nei Balcani sono circa 70.000 le persone che gli elicotteri cercano di raggiungere per portare loro cibo e soccorrerle.
L’assedio del freddo sul Mediterraneo non fa registrare alcuna tregua e in alcuni Paesi, come l’Algeria, sta facendo una vera strage. Sono gia’ un’ottantina – ma il bilancio viene aggiornato in continuazione – le morti che hanno causa, piu’ o meno diretta, nel freddo che da giorni sta coinvolgendo molte delle province del Paese. Se Algeri e’ stata solo lambita dalla neve, a Costantina, una delle maggiori citta’, le temperature oscillano tra i -6 e, in altura, i -10, che non venivano registrate dal 1956. E, con il crescere del numero delle vittime, monta anche la rabbia della gente che ha accolto con favore la scesa in campo dell’Esercito, ma, allo stesso tempo, ha mostrato il suo sconcerto per il forte ritardo con il quale questa decisione e’ stata presa dal governo, nonostante le molte sollecitazioni. Lunghissimo ancora l’elenco delle strade nazionali (per quelle minori e della viabilita’ interna non si pensa nemmeno a fare un censimento) che sono bloccate e che, quindi, provocano l’isolamento di molte comunita’, alle prese, oltre che con il freddo (manca anche il gas per il riscaldamento) anche con la penuria di generi alimentari e quelli che arrivano hanno prezzi proibitivi. In Cabilia sono 1.500 i villaggi ancora isolati. Il perdurare della situazione di emergenza sta causando esplosioni di rabbia da parte della gente. In un villaggio l’autista di un camion che portata delle bombole di butano e’ stato praticamente sequestrato quando la gente si e’ accorta che parte del carico era sparita, probabilmente dirottata altrove, lasciando molte famiglie senza riscaldamento. E cominciano ad arrivare notizie di cittadini inferociti che occupano le sedi delle municipalita’ per reclamare aiuti che tardano ad arrivare. L’Esercito, comunque, anche per gli automezzi e le macchine di cui dispone, sta facendo la propria parte, ma il lavoro e’ ancora tantissimo e il tempo comincia a stringere. Le vittime in Algeria sono state provocate soprattutto da asfissia da monossido di carbonio, ma anche da incidenti stradali causati da placche di ghiaccio. Ma non mancano anche i decessi di anziani stroncati dalla fatica mentre camminavano nella neve per andare in cerca di cibo, di travolti da valanghe, di morti per le ferite subire per delle cadute. Anche la Tunisia e’ sotto la morsa del gelo, con temperature molto al di sotto delle medie stagionali e vento gelido, soprattutto nelle regioni del nord e del centro-ovest. A causa delle fortissime nevicate degli ultimi giorni, sono ancora molte le localita’ isolate. Per soccorrere gli abitanti sono state organizzate – soprattutto da privati – delle carovane che, tra enormi difficolta’, hanno raggiunto alcuni villaggi portando cibo e capi di vestiario. Lo stesso sta facendo il Ministero della Sanita’. Delle ambulanze, cariche di farmaci e kit di pronto soccorso stanno raggiungendo alcuni villaggi.