Finalmente una notizia “originale”: una discarica sulle sorgenti di Sarno!

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La proposta elaborata dalla Provincia di Salerno
La legge n. 26 del 26 febbraio 2010, ha definitivamente sancito, solo dal punto di vista amministrativo mentre di fatto persistono le stesse condizioni che hanno caratterizzato circa 18 anni di scandalo rifiuti, la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario in Campania, trasferendo gli oneri tecnico-amministrativi della gestione del ciclo integrato dei rifiuti alle Province.
In Provincia di Salerno è stata costituita la Società Provinciale EcoAmbiente Salerno spa, per garantire la piena operatività del sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani.
Dal momento che in 18 anni di emergenza i gestori nazionali dello stato emergenziale non hanno voluto realizzare gli impianti dedicati al trattamento dei rifiuti, realizzare un’adeguata rete impiantistica, per la gestione dei flussi derivanti da raccolta differenziata e di quelli ad essa residuali. Siccome non è facile recuperare 18 anni di ritardi voluti né c’è tuttora la volontà di farlo, nelle more del completamento della filiera, la Provincia di Salerno si vede “costretta” a realizzare nuovi impianti di discarica, per lo smaltimento della frazione umida derivante dal trattamento di tritovagliatura del rifiuto indifferenziato, operato presso l’impianto STIR di Battipaglia.
Per evitare di realizzare un solo grande impianto la Provincia di Salerno ha suddiviso il territorio in vari ambiti nei quali prevedere discariche sufficienti alle esclusive necessità della popolazione residente. Secondo la Provincia gli impianti devono essere considerati opere recuperabili, da reintegrare nel territorio e da valorizzare a beneficio delle comunità e all’ambiente circostante mediante l’attuazione di due  piani, dotati delle opportune garanzie economiche: il piano di ripristino ambientale ed il piano di sorveglianza e controllo. Il piano di ripristino ambientale individua la destinazione dell’area di discarica a seguito del suo esaurimento e gli interventi che il gestore deve effettuare per il recupero e la sistemazione dell’area della discarica a chiusura della stessa; il piano di sorveglianza e controllo assicura che siano adottati tutti gli accorgimenti necessari per ridurre i rischi per l’ambiente ed i disagi per la popolazione durante tutte le fasi del ciclo di vita della discarica (realizzazione, gestione e post-chiusura).
La Provincia ha individuato vari siti ritenuti potenzialmente idonei in via preliminare in base all’analisi cartografica  e ai sopralluoghi eseguiti.
In altre parole, per la Provincia, basta attenersi pedissequamente alla vigente legge relativa alle discariche e attuare il piano di ripristino ambientale e il piano di sorveglianza e controllo per non creare pericoli di inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria e per non mettere a repentaglio la salute dei cittadini. Con questi presupposti, praticamente, qualsiasi sito potrebbe risultare idoneo per la realizzazione di una discarica di rifiuti inquinanti.
I due siti sulle sorgenti di Sarno ritenuti potenzialmente idonei in via preliminare in base all’analisi cartografica  e ai sopralluoghi eseguiti.

ubicazione delle cave individuate

La Provincia di Salerno, facendo proprie le proposte degli specialisti ai quali ha affidato il delicato incarico di individuare i siti, ha indicato due cave in roccia calcarea fratturata e carsificata ubicate poco a monte delle sorgenti di Sarno; una nel Comune di Nocera Inferiore e l’altra nel Comune di Castel San Giorgio (figure 1, 2, 3 ,4).

Individuazione delle due cave in relazione alle sorgenti di Santa Marina captate per uso idropotabile
Individuazione delle due cave in relazione alle sorgenti di Santa Marina e all’Agro Nocerino-Sarnese. E’ evidenziato il deflusso delle acque sotterranee che alimentano le sorgenti di Santa Marina e le falde dell’Agro Nocerino-Sarnese utilizzate dalle industrie conserviere, come risulta da varie pubblicazioni scientifiche. Le cave sono state realizzate per l’estrazione delle rocce calcaree, molto permeabili per l’intensa fatturazione e lo sviluppato carsismo, che rappresentano il serbatoio naturale delle acque di falda
Individuazione delle due cave in relazione alle sorgenti di Santa Marina e alle falde presenti nel sottosuolo dell’Agro Nocerino-Sarnese

Le due cave individuate dagli esperti sono ubicate nelle rocce carbonatiche che costituiscono l’acquifero, vale a dire il contenitore geologico, che alimenta le sorgenti di Santa Marina e le falde presenti nei sedimenti alluvionali e vulcanici dell’Agro Nocerino-Sarnese.
Si stima che le rocce carbonatiche alimentino le falde dell’Agro, solo nella zona compresa tra Sarno e Nocera Inferiore, con una portata complessiva di almeno 5000 litri/secondo equivalente ad un volume annuo di circa 150 milioni di metri cubi di acqua potabile.
Le industrie conserviere dell’Agro nel processo produttivo usano l’acqua potabile prelevata con pozzi dalle falde; durante il periodo di lavorazione si valuta che siano prelevati da 40 a 50 milioni di metri cubi, prevalentemente nel periodo compreso tra agosto e settembre. Si tratta di un enorme volume di acqua potabile che, se venisse inquinato, non potrebbe essere rinvenuto in altre zone.
E’ evidente che l’inquinamento delle falde e delle sorgenti Santa Marina metterebbe in crisi le attività industriali e creerebbe danni irreparabili all’assetto socio-economico regionale.
Alla luce di questi elementi, accessibili a persone normalmente dotate mentalmente, ci si chiede come abbia fatto la Provincia di Salerno ad individuare i due siti ritenuti potenzialmente idonei in via preliminare in base all’analisi cartografica  e ai sopralluoghi eseguiti.
E’ palese che i due siti non sono assolutamente idonei per la realizzazione di discariche di rifiuti inquinanti!
Le motivazioni dell’idoneità secondo la Provincia di Salerno
Ecco come la Provincia di Salerno motiva l’idoneità del sito nel Comune di Nocera Inferiore.
“Con riferimento agli aspetti di carattere ambientale, dall’esame delle carte dei vincoli presenti sul territorio si evince che l’area in oggetto: – è prossima a zone adibite alla coltivazione di frutteti; – non rientra in aree naturali protette e aree di tutela paesaggistica istituite ai sensi del D. Lgs. 42/2004, né in Siti di Importanza Comunitaria (SIC) o in Zone di Protezione Speciale (ZPS); – non ricade in zone caratterizzate da acquiferi vulnerabili. Il livello di naturalità e quello di biodiversità dell’area variano da medio a medio-alto. Per quanto attiene i vincoli di carattere idrogeologico, invece, l’area risulta interessata da un moderato livello di pericolosità da frana, cui non corrisponde un significativo livello di rischio attesa l’assenza di elementi esposti rilevanti. La classe di rischio sismico associata è quella identificativa di un medio grado di sismicità (categoria S2).”
Ecco come la Provincia di Salerno motiva l’idoneità della cava sita nel Comune di Castel San Giorgio.
“- è interna ad un’area di tutela paesistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004; – non rientra in aree naturali protette e aree di tutela paesaggistica istituite ai sensi del D. Lgs. 42/2004, né in Siti di Importanza Comunitaria (SIC) o in Zone di Protezione Speciale (ZPS); – ricade in un’area caratterizzata da acquiferi vulnerabili. I livelli di naturalità e di biodiversità dell’area sono elevati. I vincoli di carattere idrogeologico risultano privi di particolare significatività. La classe di rischio sismico associata è quella identificativa di un medio grado di sismicità (categoria S2)”.
Nelle conclusioni si precisa quanto segue: “La localizzazione delle discariche rappresenta da sempre elemento di conflitto territoriale, aggravato nella nostra Regione dalla mancanza di fiducia dei cittadini nelle istituzioni preposte alle scelte territoriali ed al controllo ambientale, dalle strumentalizzazioni politiche, da interessi economici spesso connessi ad attività illecite conseguenti all’attuale stato di emergenza, dal “teppismo scientifico” rappresentato dalla mancanza di adeguata professionalità e competenza sulle problematiche di smaltimento dei rifiuti, sulle quali chiunque abbia generiche conoscenze di carattere tecnico si ritiene intitolato ad esprimersi aumentando la confusione, confondendo le discariche controllate con le discariche abusive prive di presidi tecnici di tutela ambientale, creando panico ingiustificato ed opposizione strenua da parte delle popolazioni residenti nelle aree interessate dalla possibile realizzazione di un impianto di smaltimento dei rifiuti.”
Sempre nelle conclusioni si legge: “In Italia, le caratteristiche costruttive e di esercizio delle discariche devono soddisfare i requisiti previsti per la tutela ambientale nelle modalità riportate nell’allegato 1 del D. Lgs. 36/03, mentre la localizzazione è soggetta, oltre che alle indicazioni del D. Lgs. 36/03, a diversi ulteriori riferimenti normativi correlati ai caratteri fisici, agli usi del suolo, alla protezione della popolazione dalle molestie, alla protezione delle risorse idriche, alla tutela da dissesti e calamità, alla vulnerabilità idrogeologica, alla tutela delle risorse naturali, alla protezione di beni ambientali, paesaggistici, artistici, storici, archeologici, paleontologici, agli aspetti urbanistici. Alcuni di tali riferimenti normativi costituiscono fattore di esclusione per la localizzazione delle discariche, altri rappresentano motivo di non preferibilità rispetto ad altre possibili soluzioni. In un territorio, come quello della provincia di Salerno, ricco di aree protette, con elevata densità abitativa all’esterno delle aree di tutela, con gravi conflitti sociali già vissuti, raramente è possibile, infatti, individuare il sito “perfetto” ma è, invece, necessario localizzare le discariche in siti le cui caratteristiche complessive presentano maggiore preferibilità rispetto ad altri, assicurandone con gli accorgimenti progettuali e gestionali la realizzazione adeguata a garantire l’assoluta tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
La Provincia di Salerno conclude affermando che alla “scelta finale dei siti dovrà procedersi con indagini specifiche da esperire in una fase di ulteriore approfondimento tecnico.”

Conclusioni
Con la presente relazione si evidenzia una carenza conoscitiva delle caratteristiche geoambientali delle cave individuate e la conseguente infondatezza geoambientale del “giudizio di idoneità preliminare”.
Sorprende come gli esperti della provincia di Salerno abbiano ritenuto che le rocce calcaree fratturate  e carnificate costituiscano un acquifero vulnerabile a Castel San Giorgio mentre lo stesso acquifero sarebbe non vulnerabile nella cava di Nocera Inferiore.
Stabilire erroneamente l’idoneità, sia pure preliminare, di un luogo in cui costruire una discarica di rifiuti inquinanti senza preventive adeguate e complete conoscenze geologiche e senza una trasparente valutazione delle interferenze che si potrebbero determinare nel tempo tra i rifiuti inquinanti che verrebbero abbancati e ambiente è estremamente pericoloso per la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini.
Non si deve fare finta di non sapere che i rifiuti inquinanti rappresenteranno un nuovo giacimento geologico di materiali inquinanti che permarrebbe nelle cave per l’eternità, alcune decine di metri al di sopra della falda che continuerà ad essere usata, a valle della discarica, anche nel prossimo futuro.
Non può sfuggire che la sicurezza ambientale deve essere garantita per secoli e non solo per qualche anno.
A questo punto non si può dimenticare che il substrato carbonatico è molto permeabile in quanto è molto fratturato e carsificato.
Si deve sempre tenere presente che le attuali disposizioni di legge sono carenti e che non garantiscono la difesa delle acque sotterranee qualora una discarica di rifiuti inquinanti sia realizzata su un substrato molto permeabile e carsificato.
Vi è un problema tecnico insuperabile rappresentato dalla tenuta plurisecolare del sistema impermeabilizzante alla base a sui lati dei rifiuti.
I consulenti della Provincia di Salerno non devono dimenticare di essere tecnici al servizio di tutti i cittadini e che agiscono per garantire una reale sicurezza ambientale. E’ evidente che dovendo essere garantita la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini per secoli una discarica nelle cave di Nocera Inferiore e Castel San Giorgio non si può realizzare in sicurezza.
Qualora si realizzi, è evidente che sarà al di fuori delle leggi che devono tutelare l’ambiente, le risorse idriche e la salute dei cittadini.
Alla luce di queste considerazioni, al di fuori di qualsiasi forma di terrorismo scientifico, tese a tutelare, realmente, l’ambiente, le risorse naturali, la salute dei cittadini e l’assetto socio-economico appare evidente che i motivi che hanno fatto ritenere idonei preliminarmente i siti in esame sono privi di concretezza tecnica ed estremamente preoccupanti perché infondono una ingiustificata tranquillità e garanzia di sicurezza.
I dati esposti nella presente relazione evidenziano che i siti di Nocera Inferiore e Castel San Giorgio sono stati valutati preliminarmente idonei per la realizzazione di una discarica di rifiuti inquinanti senza una approfondita conoscenza delle caratteristiche geoambientali più importanti.
La sicurezza dell’ambiente, la tutela delle risorse idriche e la difesa della salute dei cittadini richiedono una onestà istituzionale sia nell’acquisire conoscenze tecniche geoambientali complete sia nell’evidenziare i limiti delle frasi contenute nel D.L. 36/2003.
Per concludere si sottolinea che i siti in esame sono stati erroneamente ritenuti preliminarmente idonei per la realizzazione di una discarica di materiali inquinanti e che deve essere riconsiderata la proposta della Provincia di Salerno in quanto è basata su una incompleta e inadeguata conoscenza geoambientale.

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