C’e’ un’immagine che come poche altre descrive la debacle della gestione dell’emergenza-neve nelle strade di Roma: il confronto – addirittura umiliante per la Capitale – con la rapidita’ e l’efficienza con cui, fin dalle prime ore successive alla nevicata e alla gelata, le strade interne della Citta’ del Vaticano sono state ripulite dai servizi tecnici dello ”Stato piu’ piccolo del mondo”. Ieri mattina, ad esempio, i soli operai in giro per Roma con le pale per scansare la neve erano quelli che minuziosamente liberavano lo spazio davanti alla porta Sant’Anna del Vaticano: in uno spazio di pochi metri il cronista ne ha visti all’opera non meno di sei. Guardando all’interno delle mura leonine si vedevano strade pulite come specchi. Subito fuori da li’ c’era invece una citta’ lasciata a se stessa, strade coperte di neve e ghiaccio, trasporti paralizzati, mezzi spartineve e spargisale praticamente solo immaginari. E tutto il consueto quadro di disagi e polemiche. Questa mattina, poi, anche su Piazza San Pietro, dove peraltro non devono circolare macchine, le ruspe dei vigili del fuoco vaticani si sono messe al lavoro di buon mattino per rimuovere il ghiaccio e la neve ancora residui: il tutto per evitare che i fedeli in arrivo per l’Angelus del Papa a mezzogiorno rischiassero di scivolare sui sampietrini coperti di gelo. In breve anche l’ovale della piazza e’ stato liberato, mentre al contrario, in tutta la citta’ di Roma, chi poteva provvedeva da se’. ”E’ bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera!”: anche Benedetto XVI, salutando con queste parole esclamate ‘a braccio’ i fedeli al termine dell’Angelus, non ha mancato di fare riferimento alle nevicate e al gelo di questi giorni. Salutando i pellegrini di lingua italiana, il Pontefice, che oggi si e’ affacciato dal suo appartamento indossando un cappotto bianco, ha ringraziato quanti si sono dati appuntamento in Vaticano: ”nonostante l’inverno”, ha poi aggiunto, sempre a braccio.