Sisma/Tsunami del Giappone e disastro di Fukushima: un anno dopo sono ancora più di 100.000 gli sfollati

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A quasi un anno dal disastro di Fukushima i segni dell’incidente sono ancora ben visibili, oltre che nella centrale, anche nelle contaminazioni di alcuni prodotti alimentari, e, soprattutto, nel fatto che oltre 100 mila persone non hanno ancora fatto ritorno nelle proprie case, dal devastante sisma che l’11 marzo dello scorso anno ha dato origine all’incidente nucleare piu’ grave dai tempi di Cernobyl. E molti di loro, secondo i piani del governo giapponese, non lo potranno fare per almeno altri 5 anni. Secondo l’ultimo rapporto dell’Aiea sullo status della centrale, l’1% delle circa 14 mila analisi svolte sugli alimenti giapponesi da’ ancora valori superiori alla norma per il Cesio 137, e una particolare specie di funghi della prefettura di Tochigi continua ad avere restrizioni sulla vendita. Sulla stima delle radiazioni totali rilasciate in seguito all’incidente non c’e’ pero’ ancora accordo: i dati ufficiali dell’agenzia per la sicurezza nucleare giapponese parlano di 1,7 per 10 alla 16 bequerel (l’unita’ di misura della radiottivita’) totali di Cesio, circa il 25% rispetto al disastro di Chernobyl. Ma uno studio internazionale pubblicato lo scorso ottobre dalla rivista Atmospheric Chemistry and Physics e basato sulle misurazioni di tutte le stazioni di monitoraggio del pianeta ha raddoppiato questa cifra. Quel che e’ certo e’ che decine di migliaia di persone non possono tornare nelle loro case. Secondo i dati ufficiali gli sfollati sono circa 128 mila, mentre piu’ di 180 mila persone sono state evacuate nei giorni immediatamente successivi al disastro. L’area intorno alla centrale per un raggio di 20 chilometri e’ stata evacuata subito dopo l’incidente, mentre gli abitanti sono stati allontanati nell’arco di un mese da altre zone fino a 40 chilometri, alle quali si aggiungono alcuni singoli villaggi. Secondo i piani del governo giapponese circa 25 mila persone non potranno tornare nelle proprie case per almeno 5 anni a causa delle radiazioni, mentre verra’ istituita una zona con forti limitazioni con un’esposizione fino a 20 milliSievert l’anno, il massimo consentito per i bambini. In una terza zona meno contaminata il rientro dovrebbe invece essere consentito gia’ quest’anno.

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