L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) precisa in una nota di ”non aver trasmesso al Dipartimento della Protezione Civile (Dpc) alcuna comunicazione a favore della tesi secondo cui il rilascio di energia attraverso una sequenza di piccoli terremoti possa evitarne di forti”. Lo spiega il presidente dell’Ingv Domenico Giardini dopo che ”nei giorni scorsi sono state riportate da fonti giornalistiche e da alcuni media dichiarazioni secondo cui l’Ingv, avrebbe avallato la tesi scientifica che un rilascio di energia attraverso una sequenza di piccoli terremoti possa evitarne di forti, e che tale tesi avrebbe influenzato le decisioni prese dal Dpc durante lo sciame sismico che ha preceduto il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 Aprile 2009”. La questione relativa alle sequenze sismiche che hanno preceduto il terremoto de L’Aquila del 6 Aprile 2009 e’ al centro della vicenda che vede imputati alcuni ricercatori dell’Ingv nel processo alla Commissione Grandi Rischi accusata di aver fornito false rassicurazioni agli aquilani prima del terremoto del 2009.
”Nei giorni scorsi – prosegue la nota – sono state riportate da alcuni media dichiarazioni secondo cui l’Ingv, avrebbe avallato questa tesi”. Senza voler ”in alcun modo entrare nello specifico del dibattimento in corso a L’Aquila”, Giardini precisa che la tesi del rilascio di energia sismica e’ stata ”proposta in passato per situazioni particolari (quale la zona a scorrimento lento della faglia di S. Andrea in California) ed e’ ancora utilizzata da settori dell’industria che si occupano di sismicita’ indotta”, ad esempio nel caso della sismicita’ indotta dalla geotermia profonda, ”cioe‘ – spiega il sismologo Alessandro Amato dell’Ingv – quando si iniettano liquidi in profondita’ per ottenere energia e cio’ provoca delle fratture nelle rocce che generano micro-terremoti”, ma ”non rappresenta, prosegue la nota, lo stato delle conoscenze scientifiche per aree di normale sismicita’ quale l’Abruzzo”. L’opinione ufficiale dell’Ente viene fornita al Dipartimento della Protezione Civile (Dpc), sottolinea la nota, secondo canali specificati dalla Convenzione che regola le procedure di sorveglianza e allerta sismica e vulcanologica. Nel caso specifico dello sciame sismico che ha preceduto il terremoto del 6 aprile 2009, oltre ai periodici aggiornamenti effettuati dopo ogni scossa significativa, l’Ingv ha inviato al Dpc tre comunicazioni che rappresentano ”le sole informazioni ufficiali fornite dall’Ingv al Dpc durante la sequenza che ha preceduto il terremoto dell’Aquila”. Il primo comunicato, e’ stato inviato il 17 febbraio 2009 e affermava che ”la sequenza in atto non ha alterato le probabilita’ di occorrenza di forti terremoti nella zona. Si ricorda che i comuni interessati ricadono tra la prima e la seconda categoria della classificazione sismica del territorio nazionale”. Il 12 Marzo, un aggiornamento ribadiva che ”la sequenza dei mesi scorsi non ha alterato, dunque, ne’ aumentato ne’ diminuito, le probabilita’ di occorrenza di forti terremoti nella zona”. Il 31 Marzo, il Direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv, Giulio Selvaggi, prosegue la nota, ha presentato alla riunione della Commissione Nazionale Grandi Rischi il rapporto dell’Ingv con una sintesi delle conoscenze piu’ aggiornate, la storia sismica della regione, l’andamento della sequenza e il modello della pericolosita’ sismica. La documentazione presentata alla Commissione Grandi Rischi, sottolinea la nota, ”era finalizzata a fornire gli elementi scientifici per valutare la situazione e non conteneva alcun riferimento all’ipotesi dello scarico dell’energia”.