Dopo il crudo inverno dello scorso anno, le popolazioni del Midwest e delle aree di Nord-est potrebbero gioire vista l’assenza di neve di questo anomalo inverno. In realtà però, ci sono tante persone alle quali la mancanza di neve sta procurando seri problemi. In tutto il paese la terra è nuda, ed è causa di cancellazioni di festival invernali, penalizza gli appassionati di sport, e più seriamente i dirigenti delle stazioni sciistiche, la cui sopravvivenza dipende proprio dall’arrivo e dalla presenza della neve. Le immagini mostrano l’altezza della neve stimata negli Stati Uniti al 31 Dicembre 2011 e al 7 Febbraio 2012 (in basso), rispetto alle condizioni su quelle stesse aree dell’inverno precedente. I luoghi dove l’altezza della neve è stimata in circa 1 metro in più sono colorate in blù, mentre quelle con 1 metro in meno sono di color oro. Il grigio scuro rappresenta invece i luoghi senza alcuna differenza, compresi quelli con mancanza assoluta in entrambi gli anni. Le nevicate dei primi mesi invernali della stagione 2010-2011, oltre a preannunciare un possibile rigido inverno, cosa che poi non si è avverata, hanno superato di gran lunga tutta la neve accumulatasi in gran parte degli Stati uniti Continentali dei mesi successivi. Il 31 Dicembre le differenze sono apparse più significative sulle catene montuose nell’Ovest e ad Est dei monti Appalachi, carenti da coltre bianca. Eppure l’inverno sembrava essere entrato nel vivo tra la fine di Dicembre e i primi giorni di Febbraio, almeno ad Occidente. Il 7 Febbraio infatti, le Montagne Rocciose settentrionali hanno raccolto abbastanza neve da porle sopra i livelli dello scorso anno, in riferimento allo stesso periodo, ma le tempeste hanno continuato ad interessare il Nord della California oltre la catena montuosa della Sierra Nevada. Lo scorso fine settimana una bufera di neve da record ha colpito il Colorado, nei pressi del Wyoming, del Kansas e del Nebraska. La mancanza di neve negli Stati uniti orientali è strettamente correlata alle miti temperature avute durante l’inverno, a causa di uno spostamento verso nord della corrente a getto.
I cambiamenti nella posizione delle correnti a getto sono uno degli effetti delle variazioni dell’oscillazione artica, un’altalena naturale di pressione atmosferica tra l’Artico e le medie latitudini del Pacifico settentrionale e del Nord Atlantico. Il modello era in una fase positiva per la prima metà dell’inverno, diventando negativo soltanto alla fine di gennaio. Durante la fase positiva dell’oscillazione artica, la pressione dell’aria e del vento, tra cui il jet-stream, tende a guidare le tempeste invernali su aree più settentrionali. Durante la fase negativa accade ovviamente il contrario, relegando il tutto alle medie e basse latitudini, compresi gli Stati Uniti orientali. Con questa aria fredda in atto, le tempeste che passano sono più in grado di generare forti nevicate. Quest’anno, però, l’aria fredda è in gran parte rimasta rinchiusa nel Circolo Polare Artico, e solo di recente è scivolata tra l’Europa e l’Asia. Come l’oscillazione artica, l’oscillazione nord atlantica è stata positiva in tutto questo inverno, ma a differenza della prima, la seconda non è passata ad una fase negativa a fine Gennaio, continuando a favorire condizioni blande per gli Stati Uniti orientali. Quindi mentre la costa orientale è rimasta quasi a secco di tempeste di neve, il Pacifico Nord Occidentale ha avuto più neve dello scorso anno. Nei mesi di Dicembre e di Gennaio, le condizioni di La Niña nel Pacifico equatoriale, può aver contribuito a spingere la corrente a getto a latitudini più settentrionali della normalità, favorendo un aumento delle precipitazioni nella regione. Questo spostamento verso nord della corrente a getto, tuttavia, ha lasciato più a secco rispetto alla media la California, con zone di montagna praticamente brulle per assenza di neve. A partire dal 2 febbraio il manto nevoso sulle montagne della Sierra Nevada misurava solo 15 centimetri in alcuni luoghi. Circa 25 milioni di persone e più di un milione di ettari di terreni agricoli contano sullo scioglimento della neve da queste montagne. Il caso quindi potrebbe rivelarsi ancor più grave nei mesi a venire.