Un velo di nebbia intorno al nucleo galattico

MeteoWeb
Credit: ESA/Planck Collaboration

Una sonda spaziale europea ha scattato nuove immagini della nostra galassia, la Via Lattea, confermando la presenza enigmatica di un velo di nebbia intorno al nucleo galattico. Le nuove immagini provengono dalla sonda Planck dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha mostrato la strana foschia, già ipotizzata da una precedente missione NASA, ma ora confermata definitivamente. I risultati della sonda Planck dovrebbero aiutare gli scienziati a costruire un più dettagliato modello del cosmo. “Le immagini mostrano due aspetti interessanti della galassia in cui viviamo,” affermano gli scienziati della missione Krzysztof Gorski, del Jet Propulsion Laboratory della NASA e il polacco Warsaw della University Observatory. “Dimostrano un alone intorno al centro della galassia, e del gas freddo, dove non l’avevamo mai visto prima.” “La luce proviene da una regione che circonda il centro galattico, e sembra una forma di energia chiamata emissione di sincrotrone, che viene prodotta quando gli elettroni passano attraverso campi magnetici”, come ha spiegato in una dichiarazione Davide Pietrobon, un altro scienziato del JPL di Pasadena, in California. Sono state proproste diverse spiegazioni per spiegare questa scoperta, tra cui i venti galattici, i più elevati tassi di supernovae e l’annientamento delle particelle di materia oscura. Le nubi di gas freddo nella Via Lattea e nelle altre galassie sono prevalentemente composte di molecole di idrogeno, che rendono le nubi difficili da osservare perché non emettono una quantità sufficiente di radiazioni. Le molecole di monossido di carbonio sono molto più rare, ma si formano in condizioni simili ed emettono più luce.

Credit: ESA/Planck Collaboration

Con la scansione del cielo, gli astronomi possono quindi individuare le nubi di idrogeno più sfuggenti dove nascono le stelle. Si tratta di un processo che richiede tempo utilizzando i radiotelescopi a terra, perché bisogna mappare porzioni di cielo dove dovrebbero esistere o dove si è a conoscenza della presenza di nubi di molecole. Ma Planck è in grado di eseguire la scansione di tutto il cielo, che rende possibile individuare le tracce del gas in luoghi che non l’hanno mai rilevato prima. “I risultati raggiunti finora da Planck sulla foschia galattica e sulla distribuzione del monossido di carbonio ci forniscono una nuova visione su alcuni processi interessanti che si svolgono nella nostra galassia,” dice Jan Tauber, scienziato del progetto dell’ESA per la missione Planck. Attraverso questo studio gli scienziati sperano di capire l’origine della struttura dell’universo. Le nuove scoperte della missione Planck sono state presentate questa settimana in una conferenza internazionale di astronomia a Bologna, qui in Italia. La prima serie di risultati dovrebbe essere rilasciata nel 2013.

Condividi