In un momento in cui le politiche nazionali e internazionali stentano a indirizzare la riduzione delle emissioni e della nostra impronta sul pianeta, le buone pratiche dei comuni italiani, nate da idee e risorse attivate volontariamente dagli enti locali e grazie alla partecipazione dei cittadini, dimostrano che la sostenibilità è una rivoluzione possibile e già in corso. Immaginiamo quanto sarebbe più efficace se fosse supportata da specifiche strategie nazionali – ha detto Adriano Paolella, direttore generale del WWF Italia – Le buone pratiche avviate dai Comuni italiani sono soluzioni creative, realizzabili ed esportabili, in piccoli centri così come in grandi capoluoghi, e possono ispirare decine di altri Comuni, ma anche i decisori del nostro Paese, nell’avviare un nuovo modello culturale e nuove forme di economia e partecipazione sociale per il benessere nostro e del pianeta.
Per la prima volta nella storia, dal 2007 la maggioranza degli abitanti del pianeta vive nelle città, l’80% in Europa. Secondo il dossier WWF Reinventiamo la città, i sistemi urbani consumano la gran parte delle risorse naturali ed emettono la maggiore quantità delle emissioni (dirette e indirette) che provocano il cambiamento climatico.
Nelle scorse settimane il WWF ha distribuito a centinaia di Comuni italiani uno speciale kit per la sostenibilità urbana, composto dal dossier “Reinventiamo la città” con le 10 mosse per migliorare la sostenibilità delle città e la qualità di vita dei cittadini, e dal rapporto “Urban Solutions” con casi esemplari già realizzati in tutto il mondo, come Hyderabad (India) che utilizza acque reflue per l’irrigazione, l’Avana (Cuba) che fornisce più del 40% del consumo cittadino di verdure attraverso agricoltura urbana, Friburgo (Germania) dove il 50% degli spostamenti avviene a piedi o in bicicletta, Berlino che ha riadattato 1.300 edifici ottenendo un risparmio in termini energetici del 26%.
Come migliorare la sostenibilità della città e la qualità di vita dei cittadini?
Le 10 mosse per reinventare le città:
1) Partecipazione, democrazia, equità nelle diverse parti della città
2) Promuovere la green economy e la Blue economy, secondo cui le soluzioni tecnologiche innovative vanno ricercate facendo riferimento alle soluzioni esistenti in natura
3) Migliorare le prestazioni energetiche della città e degli edifici
4) Progettare la città senza consumare nuovo suolo e preparandola ai cambiamenti climatici
5) Un modo diverso di muoversi, aumentando le opportunità di utilizzare il trasporto pubblico e favorire gli spostamenti a piedi e in bicicletta
6) Creare reti verdi e blu, e dunque favorire la continuità con le aree naturali, per una maggiore biodiversità urbana
7) Diffondere gli orti urbani e l’agricoltura di prossimità
8) Strade, piazze e parcheggi verdi
9) Una diversa gestione dei rifiuti nella logica delle 4R (ridurre, riutilizzare, recuperare, riciclare)
10) Riutilizzare le acque piovane e le acque depurate
Questi principii sono molto simili all’idea che avoicomunicare ha delle ideali città smart: il pensiero è che il cambiamento spetti sì ai governi, ma che sia necessario che anche e soprattutto da parte dei cittadini si svolgano azioni concrete e orientate alla sostenibilità in quanto una città smart è una città a misura d’uomo, di donna e di bambino, che promuova la vivibilità e la salute, in prospettiva di un futuro in cui l’impronta ecologica e idrica siano ridotte al minimo, e la consapevolezza delle persone cresca perché le priorità della comunità prevalgano su quelle del singolo, in modo positivo e propositivo.