Nei giorni successivi, si fuse il nocciolo di tre dei sei reattori della centrale, mentre si susseguivano i tentativi di raffreddamento , anche con acqua di mare. Solo lo scorso 16 dicembre il governo giapponese ha potuto dichiarare la messa in sicurezza dell’intera centrale con il raggiungimento dello stato di blocco a freddo. Ci vorranno ora decenni per smantellare l’impianto, che nel frattempo dovra’ essere mantenuto stabile. Intanto, in questi nove mesi, le particelle radioattive hanno inquinato l’aria, il terreno e le acque attorno all’impianto vicino al mare. Con la messa in sicurezza della centrale si e’ chiusa la fase dell’emergenza. E la successiva decontaminazione non si annuncia ne’ facile, ne’ breve. A Fukushima, una citta’ a 55 chilometri dalla centrale, squadre di operai rimuovono la superfice del terreno, quella piu’ contaminata. Per ora la terra radioattiva viene portata in una localita’ segreta di montagna, ma si tratta di una soluzione temporanea e molti abitanti di Fukushima temono che non sia sicura. In settembre il vice ministro dell’Ambiente Hideki Minamikawa aveva ipotizzato la necessita’ di stoccare 90 milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi.
Rimane inoltre un forte interrogativo sull’agricoltura della zona. Secondo un ultimo rapporto dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia Atomica, circa l’1% delle migliaia di analisi regolarmente effettuate sui prodotti alimentari giapponesi continua a mostrare valori superiori alla norma per il cesio 137. E molti genitori giapponesi, anche residenti lontano dalle zone contaminate, sono preoccupati per cio’ che mangiano i loro figli, temendo che quantita’ anche basse di agenti radioattivi si accumulino nel loro organismo. L’anniversario sara’ un’occasione per ricordare i morti, ma anche per riflettere su un evento che ha cambiato il modo di vedere dei giapponesi e portato l’opinione pubblica di tutto il mondo a ripensare ai rischi della scelta dell’energia nucleare. Svizzera e Germania hanno da allora deciso un progressivo abbandono delle centrali, mentre in Italia un nuovo referendum ha ribadito il no dell’elettorato alla scelta nucleare. In Giappone, dove la catastrofe ha portato ad un cambiamento di governo, e’ stato abbandonato il progetto di costruzione di altre 14 centrali ed e’ stata chiusa la centrale di Hamaoka, a sud di Tokio, considerata ad alto richio sismico.